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    L’ascesa della Lega e il caso Prato: come la concorrenza cinese ha favorito Matteo Salvini

    Credit: Ansa
    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 11 Dic. 2019 alle 19:30

    Salvini a Prato: la concorrenza cinese ha favorito l’ascesa della Lega

    Perché la Lega di Matteo Salvini ha ottenuto una vera e propria impennata di consensi negli ultimi anni, in particolare nelle cosiddette “Regioni rosse”, territori da sempre considerati incrollabili fortini della sinistra italiana? A porsi questa domanda è stato il New York Times, che con un lungo reportage condotto dai giornalisti Peter S. Goodman ed

    Secondo i residenti pratesi intervistati dal New York Times, a giocare un ruolo fondamentale nell’ascesa di Matteo Salvini sarebbe stata proprio la gestione dell’immigrazione da parte della politica italiana e l’apertura indiscriminata al commercio con la Cina. Per artigiani e imprenditori la concorrenza cinese a colpi di massimo ribasso non sarebbe sostenibile e nel corso degli anni, complice anche la profonda crisi del settore tessile, ha portato alla chiusura di tante attività. Sono molti i cittadini pratesi che oggi sostengono la Lega di Matteo Salvini proprio per questo motivo.

    Roberta Travaglini, ex lavoratrice del settore tessile rimasta disoccupata, è nata in una famiglia dalla forte tradizione di sinistra e da sempre vicina al Partito Comunista Italiano. Alle scorse elezioni politiche, nel marzo 2013, ha deciso di votare la Lega di Matteo Salvini e oggi si definisce una supporter del Carroccio. Perché? Secondo la signora Travaglini “è la Lega a proteggere le persone”, e non la più la sinistra come invece avveniva una volta. Come moltissimi altri residenti della zona, Travaglini pensa che Salvini sia l’unico ad avere a cuore la difesa dei diritti degli italiani, l’unico a occuparsi delle situazioni più precarie.

    Edoardo Nesi, imprenditore del settore tessile di lungo corso, qualche anno fa è stato costretto a vendere la storica azienda di famiglia per l’impossibilità di reggere la concorrenza cinese. Fino agli anni ’90 gli affari sono andati a gonfie vele: “Pensavamo di essere i migliori al mondo, guadagnavamo un sacco di soldi. Per oltre 40 anni abbiamo vissuto in un posto dove tutto andava bene, nessuno era preoccupato per il futuro”. Dalla produzione tessile di alta qualità, Nesi è stato costretto a passare a una produzione di media-scarsa qualità per abbattere i costi e tentare di avvicinarsi ai prezzi praticati dai cinesi iniziando a vendere a marchi di fast fashion come Zara. Il cambio di rotta non ha dato frutti e Nesi a un certo punto ha deciso di vendere la sua attività di famiglia.

    Partendo dal caso Prato, dunque, i reporter del New York Times hanno cercato di mettere in fila i tasselli per spiegare la chiave del successo della Lega di Matteo Salvini in Toscana. La risposta sembra apparentemente semplice: per i pratesi le fonti del malessere e origini del malcontento sono la forte pressione migratoria e l’apertura indiscriminata alla concorrenza cinese, una concorrenza che nel giro di pochi anni ha portato Prato a diventare “la più grande Chinatown d’Europa”, snaturando il territorio d’origine.

    Salvini viene visto come l’uomo che offre la soluzione al problema: chiudere le porte all’immigrazione per disinnescare quel fenomeno che, secondo molti, sarebbe alla base della crisi economica che da anni si sta trascinando in certe zone d’Italia causa concorrenza sleale a condizioni irraggiungibili per gli imprenditori del Belpaese.

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