Matteo Salvini teme il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È la tesi di Michele Serra, contenuta nel suo fondo di oggi su Repubblica.
La prova andrebbe ricercata nei due distinti discorsi di fine anno, quello del capo dello Stato e quello del leader della Lega.
Salvini, secondo Michele Serra, avrebbe potuto attaccare pesantemente il discorso di Mattarella, in chiara antitesi con i valori professati dal Carroccio, ma non l’ha fatto.
Scrive Serra: “L’uso del raffinato aggettivo ‘mellifluo’ da parte del Salvini, che fin qui ha messo in campo un vocabolario di poche decine di parole (mamma, papà, pappa, Nutella, poltrona, italiani, vergogna! e poche altre), va salutato con favore. È di buon auspicio, forse il segno di uno sforzo culturale, certamente una dimostrazione di autocontrollo perché va detto che il discorso di fine anno di Mattarella, virgole comprese, sembrava scritto apposta per far sentire il Salvini come una disgraziata anomalia, un incidente da superare se si vuole rimettere in carreggiata l’Italia”.
“Considerato il carattere iracondo (tendenza Polifemo) – prosegue l’editorialista di Repubblica – avrebbe potuto a buon diritto sbroccare, accusando il Presidente di avere disegnato un quadro di valori, di ipotesi e di speranze che non solamente non prevedono il Salvini, ma proprio lo escludono”.
Insomma, il prevedibile attacco di Salvini a Mattarella non c’è stato, anzi. “Limitare la polemica a un accenno, per giunta generico, ai ‘discorsi melliflui’ che si fanno a San Silvestro, dimostra tra l’altro che del Quirinale (e della sua vasta popolarità) il Salvini ha un certo timore. Ed è bene che lo abbia”, conclude Serra nel suo articolo.