Il “ceffone”, per quanto metaforico, mollato da Salvini a Mario Draghi ha lasciato tutt’altro che indifferente il Quirinale. Il “non possumus” al decreto sulle riaperture a causa del coprifuoco alle 22 anzichè alle 23 è risultato “indigesto” anche ai piani altissimi della Repubblica.
Nemmeno al Quirinale, dunque, sono tranquilli per l’accaduto: “Speriamo che non si ritorni alle logiche del governo Conte” spiegano a mezza bocca, scuotendo la testa, del Colle. Perchè il vero incubo è che Salvini ricominci a fare il Pierino puntando a logorare consenso e immagine del governo sia a livello interno che a livello internazionale. “Queste azioni minano la credibilità non soltanto del governo ma dell’intero sistema-paese e proprio alla vigilia della presentazione del Recovery Plan in Europa” il refrain.
Insomma, era il momento meno opportuno per cominciare a piantare bandierine. Anche perchè questo strappo si aggiunge a quello delle Regioni (“capitanate” ora dal salviniano Fedriga) che hanno cominciato ad accusare il premier di non rispettare la Costituzione ed hanno tutta l’intenzione di continuare a mettersi di traverso andando a rimorchio del leader leghista.
Dunque l’incubo del Colle è di ricominciare a vedere lo stesso “film” dei due governi passati, Conte 1 e 2, con tensioni quotidiane tra governo ed enti locali e tra i partiti della maggioranza. Un “fantasma” che ai piani altissimi della Repubblica con l’avvento di Mario Draghi speravano di aver definitivamente scacciato.
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