Salvini, le mille giravolte sul Coronavirus: “Aprire, no chiudere, anzi aprire”
Nel documentare, leggere, ascoltare tutte le dichiarazioni di Matteo Salvini su quello che bisogna fare o non fare durante l’emergenza Coronavirus, si viene colti da qualcosa che potrebbe trovarsi a metà strada tra l’ubriachezza e la labirintite. Per carità, tutti hanno fatto qualche aggiustamento, si sono ravveduti, sono ritornati qua e là sui loro passi, ma la acrobazie di Salvini sono imbattibili.
Inizia con la paura che il virus arrivi dai barconi, poi invita a riaprire subito tutto e “stanno facendo passare l’Italia per un paese infetto”, poi chiudere tutto, poi apriamo le chiese per Pasqua, poi con Vo’ e Codogno si è chiuso tutto quello che andava chiuso, poi no, c’era anche Alzano ma Conte non ha voluto, poi chiudiamo, poi è ora di aprire, poi con 100 morti al giorno come si fa a pensare di aprire, ora con centinaia di morti al giorno “riapriamo!”. Insomma, i virus cambiano, i ceppi cambiano, si adeguano a clima e ospiti e Salvini, con il suo solito intuito epideomiologico, a quanto pare, si adegua. Come certi virus.
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