Dopo le piazze, il web e le televisioni, la sempre più accesa campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna ha toccato un altro mezzo di comunicazione: i citofoni.
Il leader leghista Matteo Salvini, infatti, durante una visita nel quartiere popolare bolognese del Pilastro, dopo la segnalazione da parte di una residente del posto su un presunto spacciatore attivo nella zona, è andato a citofonare all’abitazione del giovane, un minorenne tunisino, durante una diretta Facebook e seguito da numerose telecamere.
Il gesto ha sollevato numerose critiche e polemiche: è stato fatto in pubblico il nome del ragazzo, è stata mostrata la sua abitazione, e lo stesso giovane ha annunciato una denuncia alla signora che ha fatto il suo nome a Salvini.
Ma quindi, mettendo da parte qualsiasi altro aspetto, potrebbero essersi verificati alcuni problemi di carattere legale in questo gesto? TPI lo ha chiesto all’avvocato Riccardo Bucci, dell’associazione Alter Ego – Fabbrica dei diritti.
Se ha violato la legge lo decide un giudice, ma sicuramente ci sono numerosi fatti che possono essere oggetto di denuncia. Primo tra tutti, c’è una violazione della privacy del ragazzo, del quale Salvini fa il nome rendendolo così individuabile e rintracciabile, dal momento che ha mostrato il suo domicilio in pubblico.
In questo modo chiunque abbia visto il video può essere in grado di recarsi da lui. Oltre a questo, potrebbe configurarsi il reato di diffamazione a mezzo stampa: Salvini accusa pubblicamente una persona di un reato grave, basandosi su indicazioni sommarie e senza reali prove.
Assolutamente no, perché i processi li fanno le procure, e non si fanno in diretta su Facebook. Oltre tutto, se fosse vero, Salvini in quanto senatore e, come tale, pubblico ufficiale, avrebbe il dovere di denunciare il fatto alla polizia giudiziaria.
Le forze dell’ordine, inoltre, potrebbero avere già un’indagine in corso, e l’ex ministro l’avrebbe in questo modo intralciata rendendola pubblica, permettendo eventualmente al ragazzo, qualora fosse realmente uno spacciatore, di inquinare qualsiasi prova e mandare a monte l’ipotetica indagine.
In caso ci fosse un reato, il fatto che il giovane è minorenne potrebbe costituire un’aggravante. Così come il fatto che Salvini, in quanto senatore, è un pubblico ufficiale.
Citofonare a uno sconosciuto non è un reato, ma continuare a farlo dopo che la conversazione è terminata, cosa che Salvini ha fatto più d’una volta, può costituire un reato di molestie, anche se difficilmente si va in tribunale per un paio di colpi di citofono in più.
La posizione della signora è simile a quella di Salvini: indicando pubblicamente il ragazzo e accusandolo di essere uno spacciatore, semplicemente rimanendo nell’ambito dei “sentito dire”, la donna potrebbe aver compiuto una diffamazione a mezzo stampa.
Assolutamente no, non cambia in alcun modo la situazione. Avere dei precedenti non vuol dire nulla e in ogni caso non cambia la sostanza della situazione, che siano fondate o meno le accuse mosse verso chi vive in quell’appartamento: con questo gesto Salvini ha fatto avvenire in pubblico un fatto che sarebbe dovuto avvenire in procura.
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