Salvini sulle ciliegie: “Forse per qualcuno è meglio farsi due canne”
Salvini, dopo la gaffe sulle ciliegie divorate ad una conferenza mentre il governatore del Veneto Luca Zaia parlava di bambini deceduti, è intervenuto a Mattino 5 nella giornata di oggi, giovedì 18 giugno. Al minuto 7 circa del video che la pagina Facebook della Lega ha pubblicato, il leader del Carroccio attacca il governo – in particolare 100 parlamentari tra PD e 5 Stelle – che hanno fatto una proposta di legge sulla legalizzazione della canapa per rilanciare l’economia del paese. Un discorso che ormai abbiamo già sentito mille volte, con dati che evidenziano come il consumo di cannabis legale sia aumentato durante il lockdown e che permette al politico, anche grazie alla spinta data dal giornalista, di fare un’affermazione strumentale.
Matteo Salvini è tornato ultra attivo per la sua perenne campagna elettorale e fa leva sulla questione droga e sull’emozionalità degli italiani: “Io impazzisco, ho due figli. La droga è mer*a, la droga è morte, la droga uccide l’anima, il cuore, il cervello. siamo veramente alla follia, prima si vota e meglio è”.
Arriva l’assist del giornalista sulla questione ciliegie: il riferimento è al proverbio “una ciliegia tira l’altra”. Salvini ride e prende la palla al balzo, dopo aver parlato dell’intervento di Zaia: “Sono stati gli imprenditori italiani a mettere sul tavolo quelle ciliegie chiedendo di dire di mangiare italiani, comprare italiano. Quello era il mio pranzo, non mangerò più ciliegie. Secondo qualcuno è meglio farsi due canne che mangiare due ciliegie”.
In realtà, sono stati i social e gli italiani – oltre ai politici – a far notare che mangiare ciliegie mentre un’altra persona parla di un argomento tanto sentito e doloroso è indelicato. Le critiche che ha ricevuto per il suo comportamento, nulla hanno però a che vedere con questioni politiche o strumentalizzazioni.
Leggi anche: 1. Mentre Zaia parla di neonati morti, Salvini “si ingozza” di ciliegie | VIDEO / 2. Divorare ciliegie mentre si parla di bambini morti: non c’è da ridere, c’è da avere paura (di Giulio Cavalli)