“Plexiglass” o “plexiglas”? Azzolina e Salvini litigano su Twitter
Un acceso scambio su Twitter si è svolto tra la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e il leader della Lega Matteo Salvini a proposito dei divisori in plexiglass ipotizzati per separare i banchi in vista del rientro a scuola in sicurezza. A far discutere, in particolare, è stata la grafia corretta della parola “plexiglas”. Il botta e risposta è iniziato quando Salvini ha pubblicato un video con lo sfogo di una mamma. “Le follie del governo sul decreto Scuola”, ha scritto nel tweet, “lo sfogo di una mamma, e come lei tante famiglie in tutta Italia che chiedono sorrisi e speranza per i loro figli, non il plexiglas. Non è questo il futuro da dare agli studenti. #AzzolinaBocciata”.
La replica di Azzolina è arrivata poco dopo: “Non hai letto il decreto (non è una novità), fai propaganda sulla sicurezza (non ci sarà nessuna gabbia di plexiglass). E non sai neanche come si scrive ‘plexiglass’ – ha scritto la ministra – Essere bocciata da te è una promozione. Basta fake news, con la salute dei bambini non si scherza”.
“Con tutti i problemi che ha la scuola e i disastri che sta combinando il governo, vuole fare la maestrina e mi attacca pubblicamente per come ho scritto ‘plexiglas'”, ha attaccato ancora il segretario leghista sui social. “Ma a sbagliarsi è lei, perché si scrive proprio così. Se questo è un ministro dell’Istruzione…” aggiunge, allegando una schermata della Treccani sotto il banner ‘Ennesima figuraccia’.
In effetti, anche se comunemente in ambito commerciale si usa anche il termine con due s, secondo la Treccani “plexiglas” è il “nome commerciale (più propriam. marchio registrato) di una resina termoindurente (metacrilato di metile), infrangibile, trasparente, più leggera del vetro, in luogo del quale viene adoperata per molti usi: se ne fanno oggetti di fantasia, bacchette, lastre, tubi, ecc., e parti di aeromobili”. Il primo prodotto Plexiglas è stato prodotto in Germania nel 1933. Il marchio poi ha subito un processo di volgarizzazione, finendo per indicare il prodotto generico piuttosto che quel singolo brand.
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