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    Il Salone del Libro di Torino rifiuta il libro di Salvini

    Di Elena Giuliano
    Pubblicato il 4 Mag. 2019 alle 16:39 Aggiornato il 6 Mag. 2019 alle 17:58

    Salvini libro Salone Torino – Il Salone del Libro di Torino ha respinto il libro intervista di Matteo Salvini. Il libro si intitola Io sono Matteo Salvini: intervista allo specchio.

    La casa editrice è quella di Casapound, Altaforte.

    Tutto quello che c’è da sapere sul Salone del Libro 2019

    Lo ha fatto presente il direttore del Salone Nicola Lagioia che ha precisato in un post su Facebook: “La notizia riportata da alcuni giornali come ho più volte scritto non è corretta: il libro non è nel programma ufficiale del Salone.”

    Il direttore della casa editrice Francesco Polacchi, aveva dichiarato nel programma Un giorno da Pecora su Rai1: “Il libro è un’intervista esclusiva, ci sono delle cose simpatiche e carine, che riguardano sia la sua vita privata che quella politica.”

    Aveva poi affermato: “Io sono fascista sì, e lo sono nell’unico senso possibile”

    Nel lungo post, Lagioia ha anche detto che è stato chiesto a tutti i politici che vorranno partecipare in veste istituzionale “di venire come semplici lettori, non tuttavia per presentare propri libri o fare campagna elettorale”.

    Secondo il direttore, lo scopo della Fiera è fondere il principio di opportunità culturale si fonde con quello di legalità. Non sarebbe quindi coerente la presenza di stand non conformi a tale idea.

    “Per ciò che riguarda me e il comitato editoriale, crediamo che la comunità del Salone possa sentirsi offesa e ferita dalla presenza di espositori legati a gruppi o partiti politici dichiaratamente o velatamente fascisti, xenofobi, oppure presenti nel gioco democratico allo scopo di sovvertirlo.” dice nel post Lagioia.

    E prosegue: “È imbarazzante ad esempio ospitare la testimonianza di Tatiana Bucci (deportata ad Auschwitz con sua sorella Andra quando era bambina) in un contesto dove c’è anche chi sostiene le ragioni dei suoi carnefici”

    Anche se la stesura del programma prevede la discrezionalità di ciascun editore, per gli stand non è la stessa cosa. Secondo il comitato editoriale comunque, non sarebbe giusto che ce ne fosse uno gestito da chi simpatizza col fascismo.

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