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    Assalto al salario minimo: Pd, Lega e Forza Italia svuotano il ddl che istituisce la paga base a 9 euro l’ora

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 20 Feb. 2022 alle 12:20 Aggiornato il 20 Feb. 2022 alle 12:26

    Tre emendamenti, identici. Depositati al Senato da Partito democratico, Lega e Forza Italia con l’evidente intento di “svuotare” il disegno di legge a firma Nunzia Catalfo (M5S) per introdurre, anche in Italia, il salario minimo, già duramente osteggiato da sindacati e Confindustria. Ma andiamo con ordine. Il fulcro della proposta dell’ex ministra del Lavoro del governo Conte II è la fissazione di una soglia minima, 9 euro lordi all’ora, sotto cui nessun contratto collettivo deve scendere.

    Secondo i dati dell’Inps, oggi nel nostro Paese 4,5 milioni di lavoratori hanno una retribuzione lorda oraria inferiore a tale parametro. Di questi, 2,5 milioni non arrivano a 8 euro. Si tratta quindi di un intervento che, qualora fosse approvato, avrebbe un’importante valenza sociale, ancor di più in un periodo in cui l’inflazione corre e gli stipendi sono al palo.

    Ebbene, che cosa propongono i dem Mauro Laus e Valeria Fedeli, il leghista William De Vecchis e i forzisti Emilio Floris e Roberta Toffanin? Proprio di «sopprimere le parole: «E comunque non inferiore a 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali”» dall’articolo 2 del ddl. L’emendamento del Pd, però, ha dell’incredibile: chiede infatti di istituire una «commissione paritetica» al Cnel per misurare la rappresentatività delle parti sociali (che sottoscrivono i contratti) e a firmarlo sono due esponenti che, nel 2016, appoggiarono la riforma costituzionale di Matteo Renzi che voleva abolire il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Che dire: chapeau!
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