Bella e impossibile, è la soluzione migliore per il problema del Quirinale. Problema che in un modo o nell’altro dovrà essere risolto nelle prime settimane del 2022, ma che al momento naviga nella nebbia più fitta. Fatta di nomi che si accavallano, di candidature nate e bruciate in poche ore, di giochetti tattici che preludono a giochi strategici che dovrebbero svilupparsi prossimamente su questi schermi. Eppure si tratta di eleggere il garante della nostra Costituzione, una persona (uomo o donna) che sia il Presidente di tutti, qualcuno sulle cui doti morali e capacità politiche possano contare tutti i partiti. E soprattutto tutti gli italiani.
Ecco perché la soluzione migliore sarebbe rieleggere Sergio Mattarella, un Presidente che ha dimostrato di saper fare il Presidente e che potrebbe continuare a dimostrarlo per qualche altro anno, magari fino alla fine della legislatura nel 2023. Garantendo così anche la prosecuzione del governo di Mario Draghi sostenuto dalla sua maggioranza, tanto ampia quanto anomala. Ma Mattarella ha detto e ripetuto che lui non intende restare sul Colle, quindi fine della speranza. A meno che non arrivi un ripensamento dell’ultimo minuto, magari causato da un Parlamento paralizzato dai veti reciproci e dagli scherzi dei franchi tiratori e quindi incapace di eleggere il suo successore e di garantire la vita di sé stesso e del governo.
La seconda ipotesi, al momento quella che va per la maggiore, è che al Quirinale venga eletto Draghi. Dopo settimane di silenzio su questo tema, finalmente il premier ha buttato lì qualche frase che tutti hanno interpretato come una sua disponibilità, anzi un suo desiderio di fare il capo dello Stato.
Ma questa uscita di Draghi non è piaciuta ai partiti che lo sostengono, i quali sanno benissimo che nel caso del suo trasferimento al Quirinale sarebbe molto complicato che la legislatura vada avanti con un altro premier, ovviamente un tecnico, quindi una sorta di controfigura dell’ex presidente della Bce. Per dirla volgarmente, un burattino che si muoverebbe solo in base agli ordini che gli impartirebbe il suo Capo. In questo caso, le probabilità che si vada a elezioni anticipate sono altissime, e quasi nessuno tra i partiti le vuole, tantomeno quei parlamentari uscenti che diventerebbero automaticamente usciti, visto il taglio previsto dalla riforma costituzionale approvata due anni fa. Quindi Draghi sì, Draghi forse, ma anche Draghi no. E allora chi potrebbe salire al Colle?…
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