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    Donne del Pd in rivolta contro l’esclusione dai ministeri: “Basta con la sottomissione ai maschi”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 14 Feb. 2021 alle 12:39

    L’amarezza scatenata dalla mancanza di ministre nella compagine dem è palpabile: dei 23 ministri 15 sono uomini, 8 donne, di cui solo 3 con portafoglio e tutte tecniche. E una specifica del Pd. Nicola Zingaretti prova a rimediare, con esiti non entusiasmanti, spiegando che ci si rifarà con i sottosegretari. “Le donne del Pd sono ancora sottomesse, è il momento di andare a rivendicare la guida del partito”, sostiene Rosy Bindi, in un’intervista a La Stampa.

    “Mi dispiace molto, ora immagino che ci sarà un bilanciamento con i viceministri e i sottosegretari nell’affidamento delle deleghe, ma è chiaro che è una grande ferita. Considerando che le forze che hanno dato vita al Pd sono quelle che tradizionalmente si sono battute per la parità, è chiaro che l’assenza di donne stride molto”, prosegue la presidente della Commissione Antimafia.

    Dello stesso parere Debora Serracchiani: “Non ci sono più scuse, nessuno spazio ci sarà dato per gentile concessione”. Né, dice, bastano “le quote di genere come riserva indiana: la logica della stabilità interna ha vinto su quella di genere perché non abbiamo ancora preso sul serio la sfida per la leadership”. Indignata Laura Boldrini: “Lo scollamento tra ordini del giorno e scelte politiche mina la credibilità del partito. E non può bastare qualche posto da sottosegretaria”. Dal Nazareno si fa sapere che hanno scelto Palazzo Chigi e il Quirinale. Vero, ma basta?

    Secondo Rosy Bindi le donne “dovrebbero imparare come è organizzato il potere e decidersi a occuparlo. Non con lo spirito del dominio ma con lo spirito del servizio. Devono mettersi in testa che in politica nessuno regala nulla, tutto va conquistato. Poiché l’occupazione del potere decisionale è maschile, finché le donne non si decideranno a competere per una leadership i risultati saranno sempre questi”.

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