Laura Ferrara (M5S): “Ecco perché M5S si è astenuto nel voto sulla risoluzione pro Ong al Parlamento Ue”
“Cerchiamo di uscire da questo braccio di ferro tra porti aperti e porti chiusi, che alla fine non significa nulla, e di regolamentare invece le operazioni di ricerca e soccorso, ancorandole alla Carta dei diritti fondamentali. Questo era il messaggio politico che volevamo dare”. Laura Ferrara, europarlamentare M5S, commenta in un’intervista con TPI la decisione del Movimento di astenersi nel voto sulla risoluzione pro-Ong presentata al Parlamento europeo. Il provvedimento non è stato approvato per appena due voti: 290 no contro 288 sì. Gli astenuti sono stati 36, tra i quali anche i 14 europarlamentari del Movimento Cinque Stelle. Una scelta che non è piaciuta agli alleati di governo del Pd.
Il problema è nato dall’interpretazione di uno dei tre emendamenti da noi proposti, co-firmato insieme ai Verdi e ai socialisti. Questo emendamento prevedeva un rimando normativo alle convenzioni internazionali e alle “altre leggi applicabili in materia”. Si tratta di una formula onnicomprensiva, che si trova in moltissime risoluzioni. Serve ad evitare che possano restare escluse altre norme, diverse dagli accordi internazionali, come i regolamenti europei, gli accordi bilaterali, o le leggi nazionali. Alcuni giornalisti però hanno fatto l’equazione tra “altre leggi applicabili in materia” e i decreti sicurezza di Salvini. Da qui la versione secondo cui noi avremmo presentato l’emendamento “anti-Carola”.
In realtà, il paragrafo immediatamente precedente prevedeva che le norme nazionali fossero sottoposte ad una verifica sul rispetto di quanto previsto dalla Carta dei diritti fondamentali, dalle convenzioni internazionali in materia e dalle leggi sul diritto d’asilo. Quindi anche qualora si fosse pensato che il decreto sicurezza potesse trovare applicazione, c’era questo paragrafo che ne avrebbe reso necessario un vaglio.
Ne è passato un altro che sostanzialmente ha fatto decadere il nostro. Peraltro il giorno prima avevamo segnalato l’approvazione dei tre emendamenti da noi presentati come key votes, cioè dei voti chiave in base ai quali orientare il voto sul testo finale. Ma alla fine solo uno dei nostri emendamenti è passato, quindi abbiamo deciso di astenerci.
La risoluzione è un testo politico e noi volevamo lanciare appunto un messaggio politico: eliminiamo questa dicotomia porti aperti-porti chiusi, che non giova a nessuno, e ribadiamo la necessità di rispettare le leggi e le convenzioni internazionali che devono rappresentare la bussola del nostro operato. Se ci si dovesse solo rifare alle leggi già esistenti che senso avrebbe scrivere una risoluzione di questo tipo?
Vorrei puntualizzare inoltre che non si trattava di una risoluzione pro-Ong, ma sulle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Lì operano anche le imbarcazioni delle guardie di frontiera, i mezzi di Frontex e quelli messi a disposizione da ogni Stato membro.
La discontinuità c’è nella misura in cui avevamo firmato questi emendamenti con il Pd, che fa parte del gruppo dei socialisti, e con i Verdi. Era anche una breccia per andare a rivedere i decreti sicurezza Salvini, che il Pd non ha colto. Hanno pasticciato con la loro lista di voto e hanno fatto decadere questo emendamento.
Salvini non ha motivo di esultare. Che vittoria è il fatto che il Parlamento non riesca a dare un messaggio politico su un tema delicato come questo, che aspetta una risposta da decenni? Il suo comportamento è triste e squallido.
Forse non ha chiaro che gli emendamenti li abbiamo firmati insieme, e che poi il suo partito non li ha sostenuti. Forse avrebbe dovuto consultare i suoi e capire come erano andate le cose.
Evidentemente neanche lui avrà chiara la situazione. Se ci tenevano e sapevano che questi emendamenti erano punti chiave per noi, allora non avrebbero dovuto farli decadere. Peraltro, quattro deputati dei socialisti – quindi del loro gruppo – hanno votato contro. E la risoluzione non è passata per due voti. Magari cominciassero a rivolgersi anche a loro.
Siamo in attesa della posizione del governo, ma io sarei dell’idea che questi accordi non vadano prorogati. La Libia non è un paese sicuro, non c’è un interlocutore con cui andare a negoziare. Abbiamo visto cosa accade nei centri di detenzione, peraltro nella risoluzione si chiedeva che venissero evacuate tutte le persone lì trattenute. Però su questo si sta ancora discutendo, attendo di sapere quali decisioni prenderà il governo.
Me lo auguro. Ieri sono state votate 4 risoluzioni sulle operazioni di ricerca e soccorso e nessuna è passata. Il Parlamento europeo è l’unica istituzione Ue eletta direttamente dai cittadini, per questo è importante che lanci un messaggio chiaro alla Commissione, al Consiglio e agli Stati membri.
Al di là della risoluzione, ci auguriamo che, dopo l’insediamento della nuova Commissione, si possa ripartire con il lavoro sul sistema comune europeo di asilo, rimasto in stallo presso il Consiglio europeo, con testi legislativi vincolanti che possono fare la differenza.
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