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    La lista dei grillini che non hanno restituito nulla al M5S (nomi e cifre)

    Onestà Credit: Twitter

    Sempre meno i parlamentari del Movimento 5 Stelle che restituiscono parte del loro stipendio

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 30 Dic. 2019 alle 11:51 Aggiornato il 2 Gen. 2020 alle 17:38

    I Cinque Stelle che non hanno restituito i rimborsi

    I rimborsi nel Movimento Cinque Stelle stanno calando a picco. Un fenomeno che si è aggravato dopo la crisi politica dell’agosto scorso. Solo 15 parlamentari su 317 sono in regola.

    Nulla, a quanto si apprende, è stato restituito dal ministro Fioramonti, che dichiara di voler donare tutte le sue indennità parlamentari al Tecnopolo di Taranto.  Tra i big sotto la lente ci sono Giulia Grillo, Laura Castelli, Alfonso Bonafede e Federico d’Incà.

    L’elenco completo di chi non ha dato i rimborsi al M5S

    C’è chi nel 2019 non ha mai restituito. Il senatore grillino Gianluigi Paragone, dopo aver rischiato l’espulsione, stila una lista completa di chi deve ancora “pagare i debiti”. Lista che si può consultare sul sito Tirendiconto.it: Acunzo, Aprile, Cappellani, Del Grosso, Dieni, Fioramonti, Frate, Galizia, Grande, Lapia, Romano, Vacca, Vallascas, Giarrusso.

    E la Nesci, che si voleva candidare in Calabria. Carla Ruocco, che vuole andare a fare la presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, è ferma a tre mensilità. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo è ferma a due mesi.

    Nell’elenco c’è anche la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, ferma a 5 mensilità, così come la presidente della commissione Esteri alla Camera, Marta Grande, che non versa dall’inizio del 2019, mentre sono in ritardo il viceministro Stefano Buffagni, fermo ad agosto, Vito Crimi e l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, entrambi con le ultime restituzioni a maggio, e l’ex ministra della Salute Giulia Grillo, rimasta ancora più indietro, a marzo. A seguire, decine e decine di peones.

    Stando al sito Tirendiconto.it ci sono tre senatori che non hanno rendicontato nulla nel 2019 e ben poco nel 2018: sono Vittoria Bogo Deledda, Alfonso Ciampolillo (sotto processo per le posizioni sulla xylella) e Luigi Di Marzio (in odore di Misto).

    “E io pago”: chi sono i Cinque Stelle in regola

    A oggi, insomma, sarebbe in regola solo il 12 per cento dei parlamentari Cinque Stelle.

    A tenere duro, invece, è stato un manipolo di parlamentari che nel 2019 ha sempre versato ciò che doveva versare in linea con le regole (da oltre un mese è possibile rendicontare l’ultimo periodo).

    Si tratta dei senatori Giorgio Fede, Barbara Floridia, Gabriele Lanzi, Arnaldo Lomuti e Fabrizio Trentacoste; e dei deputati Raffaele Bruno, Stefania Ascari, Lucia Azzolina, Antonio Federico, Riccardo Olgiati, Davide Serritelle, Carlo Sibilia, Arianna Spessotto, Luca Sut e Davide Tripiedi.

    Rimborsi M5S, il regolamento

    Il funzionamento dei rimborsi al M5S funziona così: un forfait da 3 mila euro al mese che diventano 2 mila per chi ha la residenza in provincia di Roma. È questa la cifra che i parlamentari devono restituire mensilmente secondo il nuovo regolamento per il trattamento economico dei rimborsi di parlamentari, eurodeputati e consiglieri regionali approvato dal Comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle.

    “Ciascun parlamentare italiano, europeo, consigliere regionale eletto all’esito di una competizione elettorale nella quale si sia presentato sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle, percepirà il seguente trattamento economico – si legge sul regolamento – l’indennità percepita dovrà essere pari ad un massimo di 3.250,00 euro netti mensili. L’indennità netta verrà ridotta di un importo corrispondente alle ritenute per le assenze addebitate dall’Assemblea elettiva di appartenenza”.

    E sulla  conclusione dei rapporti ? “L’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato) – dice il regolamento – dovrà essere commisurato a tale indennità: dunque, verrà percepito nella misura massima di 15mila euro netti per 60 mesi di mandato effettivo. Dovrà rinunciare a ulteriori indennità e rimborsi in relazione a ulteriori cariche assunte”.

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