Riforma della Giustizia, le critiche di Anm: “Il sorteggio dei magistrati è incostituzionale”
La riforma della giustizia, voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede, è stata bocciata dall’Associazione nazionale magistrati perché, anche se contiene aspetti positivi, rivela criticità che tradiscono “una visione punitiva per la magistratura”. Le parole sono del presidente dell’Anm Luca Poniz, che ha commentato l’ultima versione voluta dal ministro, riferendosi in particolare al sorteggio dei magistrati candidabili e alla successiva elezione di chi raccoglie il maggior numero di voti.
Il presidente Luca Poniz, rivolgendosi al Comitato direttivo centrale dell’Anm, ha definito la riforma “una risposta emozionale” alla bufera che ha investito la magistratura. “Non accettiamo riforme che siano l’esito di una contingenza drammatica”, ha sottolineato Poniz. Che ha avvertito come l’autorevolezza del Csm sia “fortemente compressa da un meccanismo di elezione a sorteggio”.
Posizione condivisa anche dal segretario dell’Anm Giuliano Caputo, che ha evidenziato come alcune norme indichino una volontà “punitiva” nei confronti della magistratura “come se si potessero risolvere i problemi della giustizia attraverso la minaccia di sanzioni disciplinari ai magistrati”.
“Ci preoccupa anche l’idea semplicistica di poter risolvere i problemi del processo strizzando i tempi, soprattutto delle indagini preliminari, addirittura con la sanzione inedita della discovery degli atti”, ha aggiunto Caputo. “Ciò significa disarticolare il contrasto non solo alla criminalità organizzata ma anche ai reati dei colletti bianchi”.
Il problema non è solo “l’incostituzionalità” del sorteggio, ha sottolineato Caputo, ma “il messaggio di sfiducia che si dà nei confronti dell’intero corpo elettorale della magistratura”.
Il sindacato dei magistrati commenta anche il punto della riforma riguardante le sanzioni disciplinari, introdotte per i pm che “per dolo o negligenza inescusabile” non rispettano la nuova tempistica prevista per le indagini preliminari. Inoltre, se entro tre mesi dalla scadenza del termine massimo per la richiesta di archiviazione, o rinvio a giudizio, i pm rimasti inerti avranno l’obbligo di depositare gli atti di indagine compiuti. Chi non lo farà, compirà un illecito disciplinare.