La revoca delle concessioni ad Autostrade è sempre più vicina
A un anno e mezzo dal crollo del ponte Morandi la questione della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia torna a far discutere. E sembra essere sempre più vicina. Il premier Conte in una conferenza stampa a Palazzo Chigi ha dichiarato che l’iter per la revoca è in atto, e non si è mai interrotto. Per Atlantia, che controlla Autostrade per l’Italia, nuovi guai, dopo il recente crollo del tratto dell’A26, durante l’ondata di maltempo in Liguria, che hanno riacceso le polemiche sul tema revoche.
La strada discussa è quella del ritiro unilaterale delle concessioni ad Autostrade per l’Italia “per gravi inadempienze”. La gestione del servizio potrebbe essere data a un altro privato o all’Anas. Il Governo potrebbe così non pagare ai Benetton l’indennizzo, che va tra i 20 e i 25 miliardi, previsto dalla convenzione per la risoluzione anticipata del contratto.
Il percorso per la revoca prevede alcune tappe: decreto del Mit in concerto con il ministero dell’economia per contestare le “gravi inadempienze” ad Aspi. A quel punto Autostrade avrebbe 70 giorni per rispondere. La società, com’è prevedibile, farebbe ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, contestando il provvedimento e chiedendo che venga sospeso. In attesa di tutte le pronunce, le autostrade italiane rimarrebbero in concessione ad Atlantia.
Ma chi potrebbe essere il nuovo gestore della rete stradale italiana? Una delle soluzioni è l’Anas, l’altra prevede che a subentrare ad Aspi possa essere un altro privato.
Il M5s, che aveva fatto della questione della revoca dopo la tragedia di Genova, una battaglia personale, torna a schierarsi. Il leader Di Maio dopo il crollo del viadotto, domenica 24 novembre, ha detto: “Bisogna muoversi: ad Autostrade va revocata la concessione e va avviato un monitoraggio nazionale; un lavoratore deve poter restare a casa quando c’è l’allerta rossa senza avere paura che la giornata di lavoro non gli venga pagata. Le vittime di questi giorni erano lavoratori che stavano andando al lavoro”. I partiti di governo sembrano essere concordi sul Piano nazionale di interventi sulla rete autostradale, riforma che prevede innanzitutto a mettere in sicurezza il territorio e aumentare gli investimenti e ridurre il costo dei pedaggi. E anche sulla revoca della concessione, anche il Pd sembra essere a favore, come scrive Repubblica.
La riforma è stata già approvata dall’Autorità dei Trasporti, ma ha incassato il no secco dell’Aiscat, l’associazione che raggruppa i concessionari. La riforma ora dovrà ora essere resa esecutiva dal governo. Ma la revoca delle concessioni al gruppo Benetton, rischia di spaccare la maggioranza. Se la magistratura riconoscesse la responsabilità di Atlantia nel crollo del Ponte di Genova, si potrebbe arrivare a una “caducazione della convenzione”, come ha detto il premier Conte: l’annullamento dell’atto giuridico in virtù del quale è stata data la concessione al gruppo Benetton.
In ogni caso la revoca della concessione costerebbe diversi miliardi e il braccio di ferro legale potrebbe durare anni.
Intanto il governo, tramite la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, vuole trovare un compromesso con Autostrade per l’Italia: una “compensazione”, un risarcimento a vantaggio dei cittadini di tutta Italia, che preveda l’abbassamento delle tariffe e la gratuità di alcuni tratti che oggi prevedono il pedaggio. “Gli italiani vanno compensati”, è la linea del governo.
La risposta di Autostrade è stata un no secco. “Autostrade ha lasciato capire che preferisce infilarsi in un contenzioso che può durare anche dieci anni e nel frattempo continuare a macinare utili e dividendi. Conte ha accolto il rifiuto con grande stupore”, scrive Repubblica, che aggiunge: “I tempi della scelta ormai si contano in giorni. Entro il week end verrà redatta la valutazione ministeriale. La prossima settimana invece è quella buona per avere una risposta definitiva. O ritiro della concessione o compensazione”.
Si gioca sull’asse giudiziario tra il Tar di Genova e la Corte dei Conti di Roma la partita nella quale Autostrade rischia la sua concessione miliardaria. Aspi, nonostante il crollo del Morandi, i falsi report, le imbarazzanti intercettazioni dei suoi dirigenti, un’autostrada chiusa per una notte per pericolo crollo, sa che può contare su un asso nella manica. Leggete ciò che i legali di Aspi Luisa Torchia e Marco Annoni hanno messo nero su bianco: “Il potere/dovere di Aspi di adottare tutte le misure per il ripristino della funzionalità delle infrastrutture in concessione non viene meno, peraltro, nemmeno nel caso in cui la Concessionaria si renda inadempiente rispetto agli obblighi convenzionali.
Intanto i magistrati romani della Corte dei Conti, della sezione controllo, stanno elaborando uno studio dedicato al tema delle concessioni autostradali, che potrebbe essere in grado di dare sostegno giuridico all’eventuale revoca della concessione ad Autostrade. Si tratta di uno studio che mette insieme un’analisi sulle carenze e sui difetti del sistema.
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