Giovedì 18 marzo Matteo Renzi è andato in Senato. Sabato 20 era all’assemblea di Italia Viva, per poi volare a Dakar, capitale del Senegal. Insomma, verrebbe da dire che in piena pandemia è uno dei pochi italiani a viaggiare come prima, beato lui. Tra giovedì e venerdì, nella sua vita frenetica, succede una cosa: la sua segretaria Francesca si ammala. Ha i sintomi del Covid.
Pare faccia il tampone rapido. Lui l’ha vista la mattina di giovedì, del resto in Senato il suo ufficio è accanto a quello di lei. Scoppia il panico. In una chat di persone molto vicine a Matteo Renzi si decide che la cosa non deve uscire, Renzi non può permettersi di andare eventualmente in quarantena perché ha l’assemblea e il viaggio a Dakar (in teoria chi ha contatti stretti con un positivo dovrebbe stare in quarantena per 10 giorni).
Chiamo la segretaria per capire che contatti hanno avuto, le chiedo se posso sentirla, lei mi dice che è a casa e non si sente bene, posso parlare con l’ufficio stampa. Scrivo a Matteo Renzi che devo parlargli, mi risponde “SCRIVI QUI”, rispondo in chat che si tratta del Covid della sua segretaria. Mi chiama subito: “Guarda, Francesca credo stia facendo il molecolare, ieri o oggi, comunque è a casa da giorni, ha i sintomi del Covid, non tocca me parlare di questo”.
Giovedì avete avuto un incontro al Senato, in alcune chat di persone a te vicine dicevano che questa cosa non doveva uscire sennò devi fare la quarantena.
“Assolutamente no, non c’è nessun problema, nel senso che io ho visto Francesca in modo molto rapido… Nel senso che io sono stato giovedì mattina a occhio dalle 10 alle 12 al Senato…”.
Ma vi siete parlati o no?
“Non abbiamo avuto alcun tipo di contatto, a parte che noi teniamo sempre la mascherina e siamo a distanza, se pure avessimo avuto contatto… Sono entrato, ho detto ‘Ciao Franci! come stai?’, tanto è vero che ero disponibile… ma non so se lo sai… ma io sono fuori casa, fuori da casa”.
Non capisco più nulla di quello che Renzi mi sta dicendo. A questo punto aggiunge che dei familiari hanno il Covid, ‘per un pelo mi sono salvato io’. Cerco di tornare alla segretaria.
“Sono attento alle regole, giovedì non sapevo che Francesca avesse il Covid, non ho avuto contatti di natura superiore a ‘ciao come va tutto bene?'”.
Beh, me lo auguro.
“Ci può stare che certe volte con lei ci passi del tempo, ci prenda un caffè… giovedì no. Poi sabato Francesca doveva fare con noi l’assemblea ma aveva i sintomi…”.
Aveva il Covid.
“Amore mio, noi siamo stati di una correttezza totale”.
Perché allora non doveva uscire questa cosa?
“Non ne so nulla, non conosco questa chat. Se tu mi dici che entrare nella stanza e dire ‘come stai?’ o ‘allora chi vedo e chi non vedo?’ è entrare in contatto… Ma non lo è. Io sono pure eccessivo nel rispetto delle regole”.
Beh eccessivo… non esageriamo.
“Mi stai accusando di un reato gravissimo, tu non ti puoi permettere di dire che ho avuto un contatto con la Fiore, noi non ci siamo toccati…”.
Mica ho detto che vi siete baciati.
“Non mi devi prendere per il culo”.
Ma chi lo fa?
“Io sono una persona seria”.
Va bene. Io comunque non sarei partita, sarei rimasta a casa. Comunque, tu e la segretaria quanto siete stati insieme, un minuto, due?
“Forse non hai capito, io sono solo passato”.
Vabbè la porta, per dire ‘ciao’, l’avrai aperta o vi parlate dai muri?
“Ti svelo questo segreto: ancora non passo dalle porte. Hai fatto domande più ficcanti col tuo giornalismo investigativo. Sì, ho aperto la porta”.
Se tu mi dici ‘sono passato’…
“La porta era tecnicamente già aperta, le porte al Senato sono aperte. Sono passato davanti alla porta…”.
Ah, ora non sei più entrato.
“Fai come cazzo ti pare. Io, se avessi avuto contatti, avrei rispettato le regole, anche per i miei familiari.
Ma loro sono già in quarantena!
“Vediamo se provi ad ascoltarmi, non è difficile”.
Non essere sempre così aggressivo e sarcastico.
“Tu mi dici una cosa enorme, io mi incazzo”.
Dico solo che secondo me, per prudenza, potevi non farti un viaggio in Africa, però sono scelte.
“Io mi faccio tamponi per legge e anche antigenici da solo. Ho fatto il molecolare sabato per partire per Dakar e poi ne ho fatto un altro ma attendo il risultato”.
Vabbè, è la tua parola, ok.
“Non è la mia parola, se tu lo scrivi io agisco come sai”.
Siamo già alle minacce di querele? Ho solo fatto delle domande.
“No, siccome tu sicuramente mi stai registrando io ti dico che non minaccio. Io, se qualcuno dice il falso, lo querelo e basta”.
Se qualcuno dice il falso lo facciamo un po’ tutti, non mi sembra il caso di specificarlo.
“Quello che fai tu è un problema tuo, le vicende tue non mi interessano, né quelle di natura giudiziaria né altre”.
Anche sui giornalisti si dicono falsità eh, capita.
“’Sei passato dalle porte’ è stato un tuo sarcasmo fuori luogo, ho salutato Francesca en passant, se qualcuno dice il contrario ne risponde. Se mi domandi se l’ho salutata sì, perché ancora la buona educazione va di moda”.
Sì, va di moda. Quella degli altri, forse.
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