A poco più di un mese dalla contestata missione a Riad, Matteo Renzi torna dagli sceicchi: questa volta a Dubai, negli Emirati Arabi. Abbiamo chiesto un commento al leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che sui conflitti d’interesse del Senatore fiorentino ha anche presentato un’interrogazione parlamentare.
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Siamo appena stati querelati insieme a La Stampa per aver riportato un fatto e cioè che Renzi si trova a Dubai (notizia mai smentita finora). Cosa ne pensa del nuovo viaggio del Senatore?
“Non sappiamo ancora il vero motivo del suo viaggio a Dubai. Quel che colpisce e che è gravissimo è la reazione fondata sulla querela, prima ancora di rispondere alle domande che la stampa legittimamente pone. Renzi farebbe meglio a chiarire, visto che è una personalità pubblica. Voi giornalisti cercate di informare, di fare domande, come è giusto che sia. Domande a cui Renzi non risponde alle domande, salvo poi farsele da solo in un monologo. Non è un fulgido esempio di trasparenza”.
I rapporti opachi con altri Stati sono dunque un tema?
“C’è un problema che riguarda Matteo Renzi, ma non solo. Ed ha a che fare con il rapporto tra la politica, i prestiti privati e i finanziamenti vari. In un Paese in cui, dopo la fine del finanziamento pubblico ai partiti, c’è stata un’esplosione di intrecci e rapporti non regolamentati. Ora è troppo faticoso decifrare la mescolanza tra interessi particolari e interessi pubblici e questo non deve succedere. Presenterò anche una proposta di legge su questo”.
Chiedendo cosa, nello specifico?
“Chiederemo una cosa molto semplice: esplicitare il divieto per personalità politiche e fondazioni legate alla politica (sempre più presenti!) di ricevere finanziamenti da aziende private e privati che abbiamo legami con la pubblica amministrazione. Ma anche, e a questo punto si tratta di un’integrazione fondamentale, di ricevere finanziamenti da enti, fondazioni o Paesi stranieri. Io credo che sia arrivato il momento di affrontare politicamente questa vicenda. Servono norme che dicano chiaramente ciò che si può fare ciò che non si può fare”.
La partecipazione alla conferenza di Riad per la Davos del deserto era già abbastanza ambigua. Ma recentemente l’intelligence americana ha ritenuto Bin Salman il mandante dell’omicidio Khashoggi. Cosa dovrebbe fare secondo lei Renzi a questo punto?
“Intanto avrebbe dovuto evitare di partecipare in quel modo e indicando l’Arabia come ‘Nuovo rinascimento’. Lui ha ricordato di aver condannato l’omicidio Khashoggi, ma questo nessuno lo mette in dubbio”.
Quello che Renzi risponde sempre è che non ha fatto nulla di illegale…
“Nessuno ha mai alluso che ci siano elementi di illegalità. Lui sostiene che paga le tasse in Italia…E ci mancherebbe! Il problema è l’opportunità politica delle scelte che si fanno quando si rivestono alcuni ruoli. E nel caso di Matteo Renzi sono di ex premier, di senatore della Repubblica, e di personaggio politico che è stato al centro della caduta del governo Conte. Come si vede è in piena attività, dunque non può avere rapporti economici con altri Stati. Per questo sono intenzionato a proporre una legge: vediamo cosa faranno le altre forze politiche. Da che parte staranno. Questa è un’occasione per mettere i puntini sulle i sui conflitti di interesse”.
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