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    Il viaggio di Renzi in Arabia Saudita “con i principali produttori di armi al mondo”. E poi ci stupiamo dello Yemen

    Matteo Renzi
    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 4 Nov. 2019 alle 08:25 Aggiornato il 4 Nov. 2019 alle 08:42

    Aveva twittato una sfavillante foto di lui impegnato in una “sgambata” (ha scritto proprio così) a Central Park a NYC (l’ha scritto proprio così)  eppure Matteo Renzi in questi giorni è passato anche dalle parti dell’Arabia Saudita per la “Future Investment Iniziative” a Riyad insieme (lo scrive il Financial Times) a “cinque presidenti e i capi di alcune delle più grandi banche e industrie di armi del mondo”.

    In particolare Renzi ha partecipato al panel Whats next in economic diplomacy and G20?” (Cosa accadrà nella diplomazia economica e al G20?”, appuntamento in programma in Arabia Saudita nel 2020) con Cameron e il ministro degli esteri saudita, l’australiano Kevin Rudd e il francese Fillon, definendo l’Arabia Saudita “una superpotenza per cultura e sostenibilità”.

    L’Arabia Saudita, vale la pena ricordarlo, è quello stesso Paese che bombarda e ammazza civili in Yemen (anche con bombe prodotte qui in Italia, eh sì) e che ha ucciso il giornalista Jamal Ahmad Khashoggi nella sua ambasciata in Turchia.

    Niente male per essere un Paese omaggiato dal capo di un partito che nei propositi si dichiara ben distante da questi atteggiamenti. Forse sarà anche per questo che Renzi ha preferito, come al solito, spostare la discussione su Conte e sulla tenuta del governo (che era, è e sarà l’argomento principe del suo agire politico sotto ogni diverso governo) piuttosto che spiegare questa sua scelta.

    E magari avrebbe anche potuto spiegare come mai quasi tutti i più importanti leader mondiali abbian invece deciso di non partecipare all’iniziativa saudita proprio per segnare le distanze in riferimento all’omicidio di Khashoggi.

    Sarebbe anche curioso capire cosa ne pensano della visita saudita di Renzi (che ovviamente non ne aveva dato notizia finché la notizia è diventata pubblica) i suoi nuovi compagni di partito di Italia Viva, quegli stessi che da settimane si professano difensori della democrazia (nostra e degli altri, si presume) eppure tacciono in queste ore. O forse, semplicemente, ci si potrebbe rendere conto che Italia Viva è in tutto e per tutto un partito “padronale” in cui non sono concessi dubbi sull’operato del “capo” e quindi non ci si può che aspettare tutto questo silenzio intorno.

    Tra l’altro anche la vedova di Khashoggi (ovviamente con molto più ardore e più dolore) ha posto queste stesse domande a Renzi e ai leader presenti all’incontro. Ma, vedrete, come al solito non arriverà nessuna risposta. E poi ci si stupirà per il prossimo carico d’armi.

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