A inizio marzo il deputato Nicola Fratoianni ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere a Matteo Renzi di chiarire in Parlamento i suoi rapporti con l’Arabia saudita, dopo le polemiche innescate dalla sua partecipazione a una conferenza con Mohammad bin Salman. Sia al Senato che al Parlamento, la richiesta di fare luce sui rapporti del leader di Italia Viva con Riyad, è condivisa da diverse forze politiche. Il Movimento Cinque Stelle, ad esempio, nella figura del vicecapogruppo dei 5 Stelle a Palazzo Madama Gianluca Ferrara, ha provato a presentare un’interrogazione simile al Senato (un’interrogazione urgente rivolta al presidente del Consiglio Mario Draghi). Ma, sostiene il parlamentare grillino, la presidenza ne ha “sospeso l’annuncio”.
“Nonostante l’interrogazione sia stata depositata – racconta Ferrara a Repubblica – ho appreso che la presidente Elisabetta Casellati ne ha sospeso l’annuncio”.
“Quando l’interrogazione è stata bloccata ho chiamato il sindacato ispettivo e mi hanno detto che dalla presidenza del Senato è giunta la volontà di sospendere questa interrogazione per via dell’argomento trattato. Allora, ieri mattina, ho chiamato la segreteria della presidente Casellati per farmi contattare o dal segretario particolare di Casellati o dalla presidente stessa. A oggi non ho ricevuto nessun contatto da parte loro. Posso dire che alla Camera dei deputati sono state presentate tre interrogazioni analoghe alla mia, dirette al presidente del Consiglio e che sono state tutte accolte. Come mai questa disparità di trattamento?”, si domanda il senatore su TPI.
Dalla presidenza del Senato si spiega che non c’è nessuna valutazione politica di merito. Gli unici – eventuali – rilievi a questo tipo di procedimento sono di conformità. Inoltre, sul fatto che ad una interrogazione sia riconosciuto o meno il carattere di urgenza (articolo 151 del regolamento del Senato) “giudica il presidente”.
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Spiegazione che non soddisfa Ferrara: “Che significa questa motivazione? È un pretesto tecnico? In caso posso riformulare l’interrogazione, non mi sembra di non aver rispettato l’iter parlamentare previsto. La discrezionalità della presidente Casellati è opinabile”, prosegue.
Di seguito la bozza dell’interrogazione che il senatore Gianluca Ferrara ha depositato:
“Al Presidente del Consiglio dei Ministri –
Premesso che:
a fine gennaio 2021, mentre l’Italia viveva una fase di incertezza politica causata dalla crisi di Governo avviata dal Sen. Matteo Renzi, la stampa nazionale riferiva che lo stesso Sen. Renzi si era recato in Arabia Saudita per partecipare ad un evento organizzato dalla Future Investment Initiative Institute (FII) nel corso del quale intervistava il Principe Mohammed bin Salman;
come riportato dal sito web de “Il Fatto Quotidiano”, la FII è una fondazione creata con un decreto del re dell’Arabia Saudita Salman bin Abdal-Aziz Al Saud. Stante quanto riportato dal sito web dell’Istituto stesso, il Sen. Renzi è parte del “Board of Trustees”, il consiglio direttivo della FII. Il presidente del board è Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo sovrano saudita Public Investment Fund, che ha un valore netto di 360 miliardi di dollari;
i media hanno riferito che il Senatore percepisce, per la partecipazione al consiglio direttivo della FII, un compenso di 80.000 dollari annui;
il Sen. Renzi era, al tempo dei fatti riportati, ed è tuttora membro della Commissione Difesa del Senato della Repubblica;
il 26 febbraio 2021 il Presidente statunitense Joe Biden ha reso pubbliche le conclusioni di un rapporto della CIA relativo alla brutale e barbara uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuta nel 2018. Secondo quanto riferito l’omicidio sarebbe stato facilitato da una squadra operativa d’élite che riportava direttamente al Principe saudita bin Salman il quale, nelle parole nel New York Times “coltivava un clima di paura che rendeva improbabile per gli aiutanti di agire senza il suo consenso”;
sebbene il Sen. Renzi si sia auto-assolto, sostenendo che la partecipazione all’Istituto – e all’evento da esso organizzato – sono legalmente ammesse, a parere dell’interrogante desta forte preoccupazione che un parlamentare in carica possa ricevere compensi da uno Stato straniero, anche in virtù di una potenziale minaccia che ciò potrebbe porre all’indipendenza dell’eletto ed in termini di conflitto d’interessi;
premesso, altresì, che:
i rapporti tra il Sen. Renzi e Riyad risalgono, almeno, al 2016 quando il Governo da lui guidato autorizzava una fornitura per 19.675 bombe aeree Mk 80 – prodotte in Sardegna dalla RWM Italia – dal valore di 411 milioni di euro proprio all’Arabia Saudita, dopo che le Nazioni Unite avevano condannato i bombardamenti indiscriminati della Royal Saudi Air Force su obiettivi civili in Yemen;
si chiede di sapere quali iniziative, anche normative, il Governo intenda intraprendere per assicurare l’indipendenza dei Parlamentari e dei membri del Governo e prevenire futuri casi di interferenza straniera o conflitti d’interesse con Paesi esteri.”
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