Si fa sempre più probabile l’ipotesi di una sanatoria che andrebbe a regolarizzare la posizione di centinaia di migliaia di migranti irregolari attualmente presenti nel nostro Paese.
La ministra Teresa Bellanova, infatti, sta insistendo sulla necessità di regolarizzare i lavoratori stranieri del settore agricolo, resasi evidente durante l’epidemia di Coronavirus. In realtà, è da mesi che – senza successo – si discute a partire dalla Proposta di Legge di Iniziativa Popolare promossa dalla campagna “Ero Straniero”, consegnata a fine 2017 al Parlamento con più di 90mila firme di supporto. È indubbio però che l’emergenza creata dall’epidemia di Coronavirus abbia accelerato il processo. Intanto perché ha aperto la questione di prevenire il contagio in una popolazione che, in quanto irregolare, vive in condizioni spesso estreme e sfugge anche al controllo. Poi perché ci si è resi conto che gli invisibili sfruttati nel settore agricolo sono indispensabili alla nostra filiera alimentare. Il tema della regolarizzazione ha ritrovato così piena attualità.
La bozza di legge attualmente sul tavolo della ministra però presenta dei limiti gravi. Prima di tutto perché non riguarderà tutti gli stranieri irregolari presenti in Italia, ma solo coloro che hanno la possibilità di avere un contratto come braccianti o operai nella filiera produttiva dell’agricoltura. Si tratta più o meno di 200mila persone su 670mila.
“Meglio tardi che mai, la proposta della Bellanova è una prima crepa in un muro di tabù che per anni è rimasto intonso”.
Commenta così la senatrice di +Europa Emma Bonino, che a TPI si dice a favore della sanatoria dei migranti irregolari in Italia, sulla cui bozza ci sarebbe già l’accordo di quattro ministri (Bellanova, Lamorgese, Catalfo, Provenzano).
“Meglio tardi che mai e già siamo in ritardo. Ora vediamo di concepire i dettagli di questa proposta, mi auguro che non riguardi solo il settore agricolo, ma perlomeno anche colf e badanti. Abbiamo anziani soli a casa e badanti irregolari che hanno paura di uscire perché non hanno i documenti in regola per accompagnarli a fare la dialisi o la spesa. Stiamo parlando di oltre un milione di persone, di cui abbiamo assolutamente bisogno.
È la prima crepa nel tabù totale sulle regolarizzazioni. Verranno sicuramente fuori le contraddizioni e i limiti. Ma oggi i fatti parlano da soli. Ieri, ad esempio, le associazioni agricole dell’Abruzzo hanno fatto sapere che nel Fucino, ad Avezzano, dopo aver fatto richiesta per 3.500 lavoratori, hanno risposto solo in 152. C’è una grave carenza di personale. Ora finalmente si abbatte un primo paletto: nonostante tutte le campagne come “Ero straniero” e gli sforzi del relatore Magi di mandare avanti la proposta di legge, non si era riusciti a ottenere nulla. Adesso vedo i sostenitori più impensabili: da Minniti a Tito Boeri, ma credo che i numeri che verranno fuori potranno anche far riflettere, se sono come quelli di Avezzano.
Insisto sulla questione colf e badanti. Non le romene e bulgare, che sono cittadine europee e hanno libera circolazione. Colf e badanti riguardano un settore fondamentale che è quello degli anziani già molto colpito. È indubbio che le attività di cura e di assistenza siamo delegate a circa un milione di operatori molti dei quali totalmente irregolari. Insisto che si apra anche a questo settore.
Io non sono neanche sicura che passi questa proposta, le resistenze sono molte.
Con me sfonda una porta aperta. Da anni eravamo sbeffeggiati, parlavano di “invasione”, “sostituzione etnica” ma la realtà dei fatti si è resa evidente in questo frangente. Io penso che si debba fare di necessità virtù, prendere atto e spingere per andare più avanti. Spingiamo perché i flussi siano più congruenti. Io peraltro non sono nemmeno sicura che la proposta avrà vita facile, ripeto. La parte che riguarda diritto, legalità, assistenza è altrettanto importante. Se per alcuni sono importanti solo i dati economici è un problema loro. Se insieme riusciamo ad arrivare all’obiettivo io ne sono molto contenta.
Lo sapevamo anche prima e nessuno ha mosso un dito. Eravamo accusati di buonismo. Ci hanno sempre impedito di fare un passo avanti. Se adesso ci riusciamo la prendo come una vittoria.