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    Regionali in Veneto, insulti razzisti alla candidata italo-algerina

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 13 Set. 2020 alle 10:35

    Oltre mille fra minacce e insulti ricevuti sui social da quando ha annunciato di voler correre nella lista civica “Il Veneto che vogliamo”, a sostegno del candidato Arturo Lorenzoni alla guida della Regione Veneto. Assia Belhadj, italo-algerina, 36 anni, mamma di bambini nati a Belluno e con la cittadinanza italiana come il papà, però, non ha nessuna intenzione di rinunciare alla politica.

    In due giorni la sua pagina Facebook è stata presa d’assalto dagli haters. “Stanno continuando a insultare, al ritmo di cento messaggi ogni mezzora. Comincio ad avere paura”, dice Belhadj. Spiega di essere “diplomata in mediazione culturale” e che ha “lavorato per anni nella mediazione culturale per creare ponti tra mondi diversi e farli conoscere”. Responsabile del progetto Aisha a Belluno per contrastare la violenza e la discriminazione contro le donne, Assia rivendica la sua scelta di “fare la politica dal primo giorno del mio arrivo in Italia, più di dieci anni fa”.

    “Aisha ha dato mandato ad un legale di difendermi, ma io sono una mamma, sanno che sono di Belluno, ho paura più per la mia famiglia che per me”, ha spiegato la candidata. Lei però, spiega, non ha intenzione di indietreggiare, perché “è necessario impegnarsi, c’è ancora tanta strada da fare per arrivare a una società in cui le donne non vengono discriminate come sta succedendo a me. Certo, mi attaccano anche perché sono musulmana e straniera. Non riescono ad accettare i nuovi cittadini e bisogna lavorare tanto sulla sensibilizzazione e sui progetti futuri per favorire il cambiamento interculturale. Una ricchezza e non un pericolo per la cultura italiana”, spiega Assia Belhadj.

    Anche Lorenzoni è intervenuto a sostegno della candidata: “Ci vogliono generosità e coraggio oggi per una donna che, da ‘nuova montanara’ come ci piace chiamarla, toglie tempo al suo lavoro e alla sua famiglia per mettersi in gioco. Ci vuole coraggio per una donna musulmana e bellunese d’adozione che rivendica con orgoglio la sua cittadinanza italiana, a parlare nella società in cui viviamo, del suo impegno per promuovere progetti di integrazione o meglio, di interazione sociale, con la volontà di fare della sua e nostra provincia e regione un luogo più accogliente per tutti e tutte”.

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