La vittoria del presidente uscente Massimiliano Fedriga alle regionali in Friuli-Venezia Giulia era ritenuta quantomeno prevedibile stando agli ultimi sondaggi preelettorali e al suo indice di gradimento. Tuttavia, anche alla luce di questo può dirsi soddisfatto, avendo ottenuto più del doppio del consenso del principale rivale, il candidato sostenuto da centrosinistra allargato ai Cinque Stelle Massimo Moretuzzo e di essere riuscito, fatto insolito, a esprimere tutte e tre le liste più votate.
Oltre al risultato di Fedriga, va inoltre sottolineato il risultato di Giorgia Tripoli, candidata della lista Insieme Liberi, espressione di una serie di liste del mondo cosiddetto “del dissenso” e critiche verso la gestione della pandemia di Covid-19. Delusione per il candidato di Azione e Italia Viva Maran, che arriva quarto con meno del tre per cento dei consensi.
FEDRIGA, IL TRIONFO DEL VINCITORE ANNUNCIATO
Massimiliano Fedriga è stato riconfermato con un ampio consenso, pari al 64,2 per cento dei voti. Un dato già di per sé molto ampio, ma che lo è ancora di più se pensiamo che è più del doppio di quanto ottenuto dal principale sfidante, Massimo Moretuzzo, fermo al 28,4. Fedriga può inoltre rivendicare un risultato storico: tutte e tre le liste più votate, rispettivamente la Lega, Fratelli d’Italia e la Lista Fedriga, lo hanno sostenuto come presidente.
Dal punto di vista geografico il voto a Fedriga, complice anche dell’ampio margine di vantaggio, risulta molto diffuso e riesce a sfondare anche in zone come il goriziano in cui tradizionalmente il centrosinistra ottiene migliori risultati.
Rispetto a cinque anni fa, quando Fedriga divenne presidente battendo lo sfidante Sergio Bolzonello, il centrodestra ha guadagnato circa sette punti e arrotondato il margine di vantaggio (finì 57 a 26), ma in quell’occasione il centrosinistra correva diviso da Cinque Stelle e Patto per l’Autonomia (ma insieme a quello che sarebbe poi diventato il cosiddetto “Terzo Polo”).
Da segnalare come il consenso al governatore sia stato superiore a quello del candidato di centrodestra alle comunali di Udine. Il candidato sindaco di centrodestra Pietro Fontanini ha infatti ottenuto il 46,2 per cento dei voti, mentre nello stesso comune Fedriga, sostenuto dalla stessa coalizione, ha ottenuto il 55,5.
PD E CINQUE STELLE, UNITI MA DELUDENTI
Il centrosinistra ha provato nuovamente la carta dell’alleanza tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, una scelta che finora è riuscita a portare avanti, nel caso delle regionali, solo in situazioni molto difficili e infatti non ha mai portato l’alleanza alla vittoria in questa tipologia di elezioni. La mediazione tra i due partiti è arrivata su Massimo Moretuzzo, leader del Patto per l’Autonomia, formazione regionalista friulana attiva dalle politiche del 2018 e poco conosciuta fuori dal Friuli, ma che in quel contesto rappresenta una realtà.
Per quanto la battaglia elettorale del centrosinistra fosse pressoché impossibile in questa occasione, il risultato risulta negativo anche con questa base di partenza. La coalizione riesce infatti a vincere solo in un pugno di comuni, quasi tutti nella Venezia Giulia e dove c’è una presenza notevole della minoranza slovena, fatto che ha trainato i consensi della Slovenska Skupnots, partito che fa tradizionalmente parte della coalizione. Oltre a questo, vittoria nel comune pordenonese di Tramonti di Sotto, tradizionale feudo del Patto per l’Autonomia. In poche parole, trainato dai contesti locali di minoranze e autonomisti, ma per il resto sconfitto.
A livello di liste, il PD sottotono arriva in quarta posizione col 16,5 per cento, mentre il Movimento Cinque Stelle crolla al 2,4, addirittura meno della deludente lista Azione-Italia Viva.
LA SORPRESA NO VAX
Li chiamano “no vax”, “anti-sistema”, “area del dissenso”, ma la morale è che esiste una frangia politica che cerca di rappresentare quel pezzo di popolazione e che da anni prova a organizzarsi sotto diverse forme, talvolta correndo unitariamente, altre divisi e con risultati alterni. Nel caso dell’esperienza friulana di Insieme Liberi, che ha messo in campo la candidata Giorgia Tripoli, si può senza dubbio parlare di successo e si può dire che quest’area rappresenta la principale sorpresa del voto, col 4,7 per la candidata. L’area rappresentata da Insieme Liberi vedeva nel Friuli-Venezia Giulia una valida base di partenza: negli scorsi anni si è assistito al movimento anti-Green Pass dei portuali di Trieste e del sorprendente risultato della lista anti vaccini Movimento 3V alle comunali del capoluogo giuliano nel 2021, ma questo non può ridimensionare il risultato di domenica scorsa in cui la lista ha addirittura superato il Terzo Polo.
La lista Insieme Liberi era composta da diverse sigle tra cui Per l’Italia con Paragone (l’ex Italexit), Popolo della Famiglia, Movimento 3V e Gilet Arancioni.
DELUSIONE TERZO POLO
Un grande sconfitto del voto in Friuli-Venezia Giulia è stato il cosiddetto “Terzo Polo”, la lista composta da Azione e Italia Viva, che aveva candidato l’ex parlamentare Alessandro Maran. Tuttavia, come spesso accade ai movimenti centristi o comunque estranei al bipolarismo tradizionale, in assenza di un innesco che metta in moto in modo deciso la loro campagna, rischiano la marginalità. È ciò che è accaduto nelle regionali di domenica scorsa in cui la lista non era mai entrata particolarmente in partita e ha chiuso al 2,7 per cento. Non è un caso che un altro risultato particolarmente marginale venne ottenuto nel 2020 in Veneto, in elezioni molto simili stravinte dall’uscente Zaia e in cui la lista centrista arrivò addirittura sotto l’uno per cento.
Stavolta, Azione e Italia Viva possono consolarsi sapendo che hanno fatto poco più del Movimento Cinque Stelle, ma si tratta davvero di una magra consolazione tra partiti che hanno ottenuto risultati particolarmente deludenti.
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