Il premier dimissionario Giuseppe Conte si trova a Biarritz insieme ai potenti del mondo riuniti al summit internazionale del G7. In questa occasione ha incontrato il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi.
Secondo il presidente, che in questi giorni è alle prese con l’accesa crisi di governo, la determinazione del governo italiano a chiedere risultati effettivi dalle indagini sul caso di Giulio Regeni non verrà meno anche da parte dei prossimi esecutivi.
Nelle settimane passate in una lettera aperta a Repubblica, i genitori del ricercatore italiano ucciso al Cairo nel 2016 avevano denunciato la mancanza di iniziative del governo italiano di fronte ai silenzi dell’Egitto e chiesto il ritiro dell’ambasciatore italiano al Cairo.
L’incontro appare comunque poca cosa rispetto al bisogno di attenzione di cui questo terribile omicidio – ancora senza colpevoli – avrebbe bisogno.
Sono passati infatti poco più di due anni da quando fu presa la decisione di rimandare un nostro ambasciatore in Egitto. Il suo compito doveva essere principalmente quello di trovare la verità sulla morte del ricercatore friulano.
Come scrive bene Giulio Cavalli, “chissà se l’ex presidente del consiglio Paolo Gentiloni un po’ non si è pentito di avere rimandato l’ambasciatore italiano Gianpaolo Cantini in Egitto confidando in una “ritrovata collaborazione”.
Nel corso dell’incontro, Sisi e Conte hanno anche discusso della crisi libica, della lotta al terrorismo, degli ultimi sviluppi nella regione, delle relazioni economiche, degli investimenti e dei progetti italiani in corso in Egitto, rende noto ancora il portavoce della presidenza egiziana.
La morte di Giulio Regeni è una preoccupazione stagionale. E adesso siamo fuori stagione