Arriva il terzo pesante no al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari tra le file della Lega. Dopo il coming out di Giancarlo Giorgietti e di Gian Marco Centinaio, anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana fa sapere che andrà contro corrente rispetto alla linea ufficiale del leader del partito, Matteo Salvini, favorevole invece al taglio.
“Penso proprio di votare no” ha detto Fontana a margine della visita all’istituto di istruzione superiore (Iss), Luigi Lagrange, a chi gli chiedeva quale sarebbe stato il suo voto al referendum del prossimo fine settimana. “Dico che la nostra costituzione è importante perché è equilibrata – ha spiegato – ha una serie di pesi e contrappesi che fanno in modo che tutto stia in piedi. Io sono preoccupato quando si fanno delle modifiche costituzionali con degli strappi, perché si rischia poi di creare un vulnus”. “Se l’unica proposta che viene avanzata in questo momento è quella di andare verso un proporzionale puro non mi sembra la strada giusta – ha sottolineato – credo che per cambiare la costituzione lo si debba fare in maniera assolutamente seria”.
Il leader Matteo Salvini ha lasciato libertà di scelta ai suoi. “Il referendum è il trionfo della democrazia. La Lega fortunatamente non è una caserma”, ha affermato il leader leghista. “Se qualcuno – ha aggiunto Salvini – la pensa in maniera diversa, sicuramente non mi arrabbio e non mi offendo. A differenza di altri movimenti noi siamo uomini e donne liberi. Noi – ha proseguito il leader della Lega – abbiamo votato ‘sì’ perché il Parlamento può lavorare efficacemente anche con meno parlamentari”.
Cosa prevede la riforma sul taglio dei parlamentari
Approvata in via definitiva dal Parlamento l’8 ottobre 2019, quando la Camera con 553 voti favorevoli e 14 contrari ha dato il via libera alla legge, la riforma prevede un taglio dei parlamentari dagli attuali 945 a 600. I componenti elettivi di Camera e Senato si riducono del 36,5 per cento con 230 deputati e 115 senatori in meno. I deputati, infatti, scendono dagli attuali 630 a 400, mentre i senatori calano dagli attuali 315 a 200. Qualora la riforma venisse confermata, dunque, cambierebbe il rapporto tra parlamentari eletti e abitanti con l’Italia che diventerebbe uno dei Paesi con la peggior rappresentanza in Europa. Allo stato attuale delle cose, infatti, con in Italia c’è un rapporto di un eletto ogni 64mila persone, considerando i 945 parlamentari eletti confrontati con i 60,4 milioni di abitanti. Se passasse la riforma costituzionale, invece, con 600 parlamentari eletti, avrebbe un rapporto di un eletto ogni 101mila abitanti. Con l’approvazione della riforma, inoltre, saranno ridotti anche i parlamentari eletti dagli italiani all’estero con i deputati che passeranno da 12 a 8 e i senatori che si ridurranno da 6 a 4. Stabilito anche un tetto massimo di senatori a vita che il presidente della Repubblica potrà nominare: mai più di 5.
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