Dal punto di vista delle proposte dei partiti, il tema più dibattuto delle elezioni italiane del 4 marzo (qui le ultime notizie, i possibili scenari di governo e quello che c’è da sapere sulle consultazioni) è stato, e continua a essere, quello del reddito di cittadinanza.
Il grande risultato del Movimento Cinque Stelle si spiega almeno in parte con le speranze e le aspettative suscitate da questa misura.
Su TPI abbiamo spiegato nel dettaglio come funziona. Non si tratta in realtà di un vero e proprio reddito di cittadinanza, dal momento che per essere tale sarebbe dovuto essere destinato a tutti i cittadini.
Al contrario, quello proposto dal Movimento Cinque Stelle è una sorta di reddito minimo garantito, un sussidio di disoccupazione, destinato non a tutti ma a chi ha dei requisiti specifici.
Questi requisiti sono: avere almeno 18 anni, essere disoccupato o inoccupato o ricevere un reddito da lavoro o una pensione inferiore alla soglia di povertà.
Uno dei grandi dibattiti intorno alla proposta è la copertura economica.
Il Movimento Cinque Stelle scrive nel suo programma che, stando ai dati ISTAT, la copertura necessaria per attuare la proposta sia quantificabile tra i 15 e i 16 miliardi di euro, e che queste risorse verrebbero trovate attingendo dal “gioco d’azzardo, dalle banche, dalle compagnie petrolifere e dai grandi patrimoni, e tagliando inoltre il finanziamento ai giornali e i costi della politica”.
Molti osservatori ritengono tuttavia che questa somma non possa essere raggiunta esclusivamente attraverso il metodo indicato dal Movimento Cinque Stelle e reputano la proposta in generale non attuabile.
Tra questi il vicedirettore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri ha definito come evanescenti e poco solide le basi economiche proposte dal programma pentastellato.
Economisti quali Roberto Perotti e Tito Boeri ritengono invece che la cifra per attuare il reddito di cittadinanza possa essere più alta del previsto.
Si è anche discusso molto dei paesi che prevedono delle misure analoghe, per capire se e come il reddito di cittadinanza potrebbe funzionare anche in Italia.
In Europa, l’unico paese ad aver introdotto una forma di reddito di base è la Finlandia. Ecco di cosa si tratta e quali sono finora gli effetti.
Il reddito di cittadinanza in Finlandia
L’esperimento finlandese è partito a gennaio del 2017 e si concluderà a dicembre del 2018. Si tratta a tutti gli effetti di un test, attraverso cui il governo vuole verificare gli effetti dell’introduzione di una forma di reddito di base.
In sostanza, la Finlandia ha selezionato 2mila cittadini tra i 25 e il 48 anni, ai quali garantirà un assegno di 560 euro al mese fino alla fine del prossimo anno.
I beneficiari continueranno a ricevere l’assegno anche se troveranno un impiego, ma non saranno comunque costretti ad accettare un lavoro. La somma di denaro, in altre parole, continuerà a essere elargita in ogni caso.
Il costo dell’esperimento è di circa 20 milioni, una cifra modesta dovuta al fatto che le persone coinvolte sono solo 2mila.
La particolarità di questa proposta è che è stata lanciata da un governo conservatore, di centrodestra e pro-austerity.
L’idea di fondo è quella di introdurre un diverso sistema di welfare, non incentrato sui sussidi di disoccupazione ma su un reddito di base che, per un determinato periodo di tempo, continua a essere ricevuto anche se si trova lavoro.
I benefici, secondo il governo finlandese, sarebbero molteplici: innanzitutto le persone sarebbero più incentivate a cercare un lavoro che le soddisfi, senza l’ansia di dover accettare impieghi sottoqualificati.
Nel lungo periodo, ciò produrrebbe una maggiore soddisfazione tra i lavoratori e una crescita delle competenze.
Le persone, infatti, potrebbero avviare delle attività in settori nei quali sono particolarmente portate, avendo del denaro che può fungere da copertura economica nelle prime fasi di avviamento dei progetti, e non restando comunque privi di risorse qualora queste stesse attività dovessero fallire.
Inoltre, come segnala il The Guardian, secondo il governo finlandese la copertura economica di base avrebbe la funzione di incentivare le persone ad accettare dei lavori che altrimenti non accetterebbero.
Le persone, in Finlandia, sono infatti spesso disincentivate ad accettare lavori con contratti di breve durata: lo stipendio è di poco superiore al sussidio di disoccupazione, che però viene perso se si accetta il lavoro.
Nel momento in cui il contratto scade, però, è necessario richiedere nuovamente un sussidio, che a quel punto può non arrivare più o che comunque è condizionato a complesse pratiche burocratiche.
Se invece il reddito di base non è un sussidio di disoccupazione e viene erogato comunque, non c’è nessuno svantaggio nell’accettare un lavoro, perché i 560 euro continuano ad essere presi.
Paradossalmente, questa forma di reddito di cittadinanza ha più sostenitori a destra che a sinistra. Quest’ultima infatti teme che una simile proposta possa contribuire a smantellare il sistema di welfare, anche per i costi molto elevati che avrebbe se fosse allargata all’intera popolazione.
Il governo finlandese divulgherà i risultati dell’esperimento solo al momento della sua conclusione, ovvero a dicembre 2018.
Scetticismo, in ogni caso, è stato espresso da diversi esperti internazionali, in gran parte a causa delle modalità con cui l’esperimento è stato condotto.
Il New York Times ha parlato di un provvedimento spot, che può dire poco o nulla sull’efficacia di un reddito di base. Quest’ultimo infatti dovrebbe essere testato non solo sui disoccupati, ma anche su persone che hanno un impiego.
Inoltre, il governo stesso ha chiarito che non si tratta di un esperimento mirato a ridurre le disuguaglianze, bensì a spingere le persone ad accettare lavori che altrimenti rifiuterebbero.
Proprio negli ambienti della sinistra, quindi, viene visto come uno strumento che, alla lunga, incentiverebbe soltanto ad accettare lavori sottopagati.
Inoltre, secondo un rapporto dell’OCSE, sostituire un sistema di welfare basato sui sussidi con un reddito di base di entità modesta, avrebbe l’effetto di aumentare la povertà, e non di ridurla.
Sul The Guardian, Markus Kanerva, uno degli studiosi che ha contribuito al progetto per il governo, ha precisato che non si tratta di un vero reddito di cittadinanza:
“Un reddito universale su vasta scala dovrebbe essere testato su diversi gruppi sociali, non solo i disoccupati, nonché su diversi livelli di reddito e a partire dalle condizioni di lavoro delle realtà locali. Nel nostro esperimento, si tratta invece di vedere come un reddito incondizionato di base influisce sull’occupazione delle persone che, quando lo ricevono, sono disoccupate”.
Il reddito di cittadinanza del Movimento Cinque Stelle
L’esperimento finlandese appare dunque difficilmente comparabile con quello del Movimento Cinque Stelle.
Il reddito di cittadinanza pentastellato, infatti, assomiglia molto di più a un sussidio di disoccupazione che infatti, a differenza di quello finlandese, non verrebbe più ricevuto nel momento in cui si trova un lavoro la cui retribuzione è superiore a 780 euro.
Il leader del M5S Luigi Di Maio ha detto che il reddito di cittadinanza è rivolto a 2,8 milioni di famiglie e, complessivamente, contribuirà al sostentamento di oltre 8 milioni di italiani. Ma chi può beneficiare del reddito di cittadinanza? Ecco i requisiti per ottenerlo:
I requisiti
- Essere maggiorente (avere cioè più di 18 anni)
- Essere disoccupati o inoccupati
- Avere un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà in Italia, stabilita dall’ISTAT
- Percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà.
Non solo, però. Perché una volta ottenuto il reddito di cittadinanza, sarà necessario rispettare alcune regole per mantenere il diritto a percepirlo, proprio per evitare che le persone decidano furbescamente di non lavorare o lavorare in nero al fine di percepire questa elargizione economica.
- I disoccupati, per poter conservare il reddito di cittadinanza, dovranno iscriversi a un centro per l’impiego
- Offrire circa 8 ore settimanali alla comunità per progetti e lavori socialmente utili
- Sarà inoltre previsto frequentare corsi di qualificazione o riqualificazione professionale
- Comunicare tempestivamente ogni variazione di reddito
- Sarà obbligatorio accettare una delle prime tre offerte di lavoro pervenute.
- Effettuare la ricerca di un lavoro per almeno due ore al giorno
- Infine, è anche necessario non recedere da un contratto senza giusta causa due volte in un anno.
Importante: Chi invece ha già un lavoro, ma la retribuzione è inferiore a 780 euro, riceverebbe un’integrazione tale da arrivare a tale cifra.