Nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non c’è più traccia del salario minimo, una misura che invece era stata indicata nelle linee guida per la stesura del Recovery Plan in salsa italiana. Tra le riforme di supporto al piano elencate c’era infatti “l’introduzione del salario minimo legale” che avrebbe garantito “ai lavoratori nei settori a basso tasso di sindacalizzazione un livello di reddito collegato ad uno standard minimo dignitoso, evitando al contempo dumping contrattuale e rafforzando la contrattazione nei settori in cui è più debole”. E ad intestarsi il risultato erano stati i Cinque Stelle, che oggi si dicono delusi.
Una richiesta della Commissione Ue
Eppure questa misura era stata richiesta proprio dalla Commissione Ue: “Tutti devono accedere ai salari minimi, anche attraverso la contrattazione collettiva. I salari minimi funzionano, è giunto il momento che il lavoro ripaghi”, aveva sottolineato lo scorso settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo intervento sullo Stato dell’Unione. “Il dumping salariale danneggia i lavoratori e gli imprenditori onesti, mette a repentaglio la concorrenza sul mercato del lavoro – aveva aggiunto – per questo faremo una proposta per un salario minimo in tutti gli Stati dell’Unione. Tutti devono avere accesso ai salari minimi o attraverso la contrattazione collettiva o con salari mini statutari, è arrivato il momento che il lavoro venga pagato nel modo equo”.
Cosa c’è nella bozza
È stata confermata invece nella bozza inviata al Parlamento la riforma degli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione sarà estesa a tutti e sarà modulata sulla base delle dimensioni dell’impresa e tenendo conto delle caratteristiche del settore in cui operano. Previsto anche un sistema di tutele per i lavoratori autonomi.
Il Recovery plan italiano si inserisce nell’ambito del programma Next Generation EU, il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione europea per il contrasto dell’emergenza sanitaria ed economica. Il piano prevede investimenti pari a 222,1 miliardi di euro: 191,5 miliardi di euro vengono finanziati attraverso il Recovery and resilience Facility (RRF), lo strumento chiave del Ngeu. Altri 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento di bilancio approvato lo scorso 15 aprile.
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