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    Sulla Rai Draghi si sta piegando al volere dei partiti

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 7 Giu. 2021 alle 08:18 Aggiornato il 7 Giu. 2021 alle 08:55

    Non è ancora stata messa la parola fine alla diatriba sui palinsesti Rai (la “presa d’atto” dell’ultimo Cda vale quanto il due di briscola) e men che meno c’è aria di presentazione. Come si sa l’idea era quelli di portarli in Cda per l’approvazione definitiva (sinora sono state approvate le grandi linee senza conduttori e registi, come a dire che sono stati messi i titoli ma senza i contenuti) l’8 giugno ma poi, sentito il Governo, è stato rimandato tutto al 22 giugno.

    Ora – dopo il maxi allungamento dei tempi per il prossimo e nuovo Cda che potrebbe arrivare anche a metà luglio- si parla di un ulteriore slittamento forse al 29 giugno. L’Ad Salini ha tentato più volte di avere lumi in merito da Palazzo Chigi ma finora non c’è stata nessuna risposta. Insomma, buio pesto tra palazzo Chigi e viale Mazzini, l’azienda che con la scelta dei nuovi vertici (a differenza delle altre “partecipate”) rischia di procurare non pochi dolori a Mario Draghi: “Il rinvio di ben un mese dell’assemblea degli azionisti della RAI è la prima vera sconfitta di Mario Draghi da quando siede a Palazzo Chigi” fanno notare dal settimo piano.

    Una vera e propria ammissione di debolezza da parte dell’ex presidente BCE che, diversamente dalle altre partite che ha gestito finora dove ha potuto fare di testa sua, stavolta ha dovuto “abbozzare” e attendere tempi migliori. Si riaprono quindi i giochi a viale Mazzini sia per quanto riguarda i nomi per la presidenza e l’amministratore delegato, sia per i consiglieri del CDA.

    In particolare c’è una sfida tutta interna al centrodestra con Forza Italia che preme per avere un suo consigliere di amministrazione da piazzare al posto dell’uomo di Fratelli d’Italia Giampaolo Rossi. E qui si aprirebbe una “questione istituzionale” con Giorgia Meloni che a quanto viene rivelato a TPI sarebbe persino disposta a sollevare la questione dinanzi al Capo dello Stato se non venisse assegnato nessun consigliere d’amministrazione a Fratelli d’Italia, unica forza di opposizione. A maggior ragione ora che Forza Italia e Lega vanno d’amore e d’accordo verso un assetto federativo.

    Ma la partita è aperta e se Gianni Letta non riuscisse a piazzare Simona Agnes alla presidenza ecco che Forza Italia potrebbe puntare ad avere un suo consigliere di amministrazione. Circola già anche un nome ed è quello di un avvocato molto vicino agli ambienti romani del partito azzurro. In cambio, si dice, Forza Italia cederebbe la presidenza della commissione vigilanza a Fratelli d’Italia. Ma difficilmente la Meloni potrebbe accettare una soluzione del genere. Tanto che come detto sarebbe pronta ad appellarsi persino al Quirinale.

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