Difficile dire se il sonetto firmato Franco Ferrari e pubblicato sul blog del co-Fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, sia un goffo endorsement per una ricandidatura di Virginia Raggi a Roma o un “garbato” invito a lasciar perdere. Certo è che la prima frase del sonetto in romanesco (“A Virgì, pijia na valigia, tu fijio, tu marito, famme un fischio, che se n’annamo via da sta gente de fogna”…) ha mandato su tutte le furie molti romani e creato molto imbarazzo in Campidoglio, tanto da costringere la prima cittadina a scrivere un post di ringraziamento all’autore, aggiungendo come P.s: “Quel ‘gente de fogna’ non mi piace. Lo so che ti riferisci a chi ruba o incendia ma, se puoi, toglilo. Di una cosa sono fiera, nel mio ruolo sono il sindaco di tutti i romani, soprattutto di chi mi critica”. Detto, fatto: poche ore dopo, l’autore del testo ha modificato quel “gente de fogna” con “gente da poco”.
Una classica pezza assai poco grillina e molto politically correct che però non cancella le eterne turbolenze che caratterizzano la travagliata esperienza di Virginia Raggi sullo scranno più alto dell’Aula Giulio Cesare e che soprattutto non cancella lo scarso indice di gradimento di cui gode la prima cittadina, la cui ricandidatura, secondo un sondaggio recentemente pubblicato, sarebbe bocciata dal 66,8% dei romani. In città sono ormai pochi a stimarne l’operato e la tanto decantata ‘onestà’ è ormai un’arma spuntata, perché per dirla con le parole del professor Sabino Cassese, intervistato stamane dal Messaggero, “l’onestà senza bravura è inutile”.
Secondo un 5 Stelle di vecchia data, molto informato sui fatti, gli stessi eletti del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale sarebbero spaccati in due sull’ipotesi di una ricandidatura della Raggi: “Il gruppo in Campidoglio è diviso in due: da una parte gli eletti al secondo mandato che spingono per ricandidarla, sperando a loro volta di ottenere una deroga, dall’altra i nuovi eletti che vorrebbero archiviare l’esperienza tutt’altro che esaltante e magari candidare l’attuale presidente del VII municipio, Monica Lozzi, considerata da tempo l’anti-Raggi tra i pentastellati della Capitale. Anche i ‘big’ del movimento sono divisi, molti di loro temono che riproporre la Raggi porterebbe a una disastrosa disfatta a Roma, una disfatta che avrebbe ripercussioni sulla tenuta di Conte. E Beppe (Grillo, n.d.r.) non è un grande ammiratore di Virginia”.
Sullo sfondo un’assai difficile (ma non impossibile) intesa con il Partito Democratico su una candidatura condivisa, ipotesi impensabile fino a pochi mesi fa. “Inutile girarci intorno – spiegano dalle parti del Nazareno – dopo quasi un anno di governo insieme non è più un’ipotesi da scartare: certo se il nome è quello di Virginia Raggi non c’è nessuna possibilità di dialogo, ma se si puntasse su una figura autorevole, magari un uomo del Governo o un esponente di punta proveniente dalla società civile, cambierebbe tutto”.
E Virginia? I suoi fedelissimi sono pronti a far muro e in queste settimane sono particolarmente attivi nel sottolineare ogni opera dell’amministrazione comunale, dalle passate di asfalto su alcune strade ai monopattini elettrici che hanno invaso il centro. “Il più attivo è il consigliere Paolo Ferrara; sono convinti che con Virginia Raggi candidata il M5S possa arrivare al 20% e giocarsela con tutti al secondo turno – racconta ancora la fonte dem – ma non hanno chiaro che anche raggiungendo quelle improbabili percentuali, sarebbe per loro matematicamente impossibile vincere al secondo turno. Te lo vedi un elettore del Pd che la va a votare? Io no. Penso che il loro problema, al momento, sia trovarle una collocazione, magari nel Governo, per farle mollare la poltrona”.