La calda estate 2024 sarà ricordata come quella dei referendum, sicuramente da parte di chi li promuove e cerca di ottenere l’attenzione della gente che, ormai, sembra allergica alla partecipazione politica.
È appena finita la raccolta firme per il referendum sul lavoro, sta partendo quella contro l’autonomia differenziata, quella per il salario minimo e si parla già del Referendum contro il premierato. E poi c’è lui, il Referendum per la Rappresentanza, quello che potrebbe essere chiamato il referendum dei Referendum, per la sua importanza, ma, chissà perché, non ne parla nessuno. Non i partiti, non i sindacati, non le Tv o i giornali, nessuno. Non ne parlano neanche per criticarlo, perché, altrimenti, qualcuno si incuriosirebbe e, invece, non si deve creare attenzione. Silenzio.
Il fatto è che il Comitato che lo promuove (Comitato Referendario per la rappresentanza, Co.Re.Ra) si è messo in testa di abrogare parzialmente la Legge Elettorale, il Rosatellum, si proprio quella, contro la quale, una volta l’uno e una volta l’altro, i segretari di partito parlano male dicendo che si deve cambiare, che non funziona e che, addirittura, è “quasi sicuramente incostituzionale” come le due precedenti leggi elettorali, il Porcellum e l’Italicum.
Seguendo l’insegnamento e le azioni intraprese dal compianto Felice Besostri, il Comitato, presieduto da Elisabetta Trenta, già ministro della Difesa, con Giorgio Benvenuto Presidente d’onore, e la vicepresidenza di Enzo Palumbo, Sergio Bagnasco e Raffaele Bonanni, ha presentato in Corte di Cassazione 4 quesiti con i quali si comincia a reintrodurre il concetto di rappresentanza in Parlamento.
L’obiettivo del Comitato promotore infatti è restituire ai cittadini il diritto di eleggere liberamente i propri rappresentanti nell’assemblea legislativa.
Non si tratta di un’iniziativa di promozione partitica ma di una proposta trasversale con al centro il diritto di voto: si vuole restituire agli italiani la possibilità di eleggere persone scelte, piuttosto che persone designate in maniera autonoma dai segretari di partito, per riavvicinare la gente alla Politica intesa come l’arte più bella, quella di sognare un mondo migliore e di poterlo realizzare.
D’altra parte il Rosatellum è già sotto esame di legittimità anche da parte della CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha ammesso il ricorso presentato dall’ex segretario radicale Mario Staderini ed altri cittadini, proprio con riferimento specifico all’impossibilità di votare in maniera disgiunta il candidato nel collegio uninominale e le liste proporzionali. Che poi altro non è che il contenuto di uno dei quesiti. Ed eccoli qui i quesiti dei quali non si deve parlare:
Il primo concerne, come già citato, l’abolizione del voto congiunto obbligatorio per restituire la libertà di scelta tra candidato uninominale e lista proporzionale; questo consente di: eleggere direttamente i candidati nei collegi uninominali che, quindi, non sarebbero imposti dalle segreterie di partito; di ridurre la dispersione di voti diversificando il voto tra candidato uninominale e lista proporzionale, di abolire la ripartizione sulle liste plurinominali del voto dato al solo candidato uninominale e viceversa. L’elettore potrà scegliere liberamente il candidato uninominale preferito e la lista plurinominale preferita.
Il secondo quesito concerne l’abolizione delle soglie di sbarramento per ridurre la dispersione di voti e garantire maggiore pluralismo. In questo modo si evitano le alleanze posticce tra partiti per accedere alla ripartizione dei seggi anche senza raggiungere il 3%, senza che l’elettore sappia quale formazione stia effettivamente votando. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, la spinta a formare cartelli elettorali produce la moltiplicazione dei partiti per contrattare con gli alleati seggi sicuri nei collegi uninominali. Le 2 maggiori coalizioni nel 2022 erano composte da 8 simboli rappresentativi di 21 diverse formazioni partitiche e in Parlamento sono rappresentate 20 diverse formazioni politiche. Riassumendo: sbaglia chi dice che l’abbattimento della soglia di sbarramento porterebbe “chissà chi” in Parlamento ed è vero, invece, che ridurrebbe la presenza di coloro che ci entrano per cooptazione dei partiti maggiori, pur senza avere il sostegno degli elettori.
Il terzo quesito è inerente all’abolizione dell’esonero per i partiti già presenti in Parlamento dalla raccolta delle firme per la presentazione dei candidati. Così tutte le liste saranno in condizione di parità nella competizione elettorale.
Infine, il quarto, riguarda l’abolizione delle pluricandidature per ridurre il potere degli apparati di partito nel predeterminare la composizione del Parlamento e avere preferibilmente candidati che si presentano nel proprio collegio naturale. Ogni candidato in un solo collegio.
Dalla descrizione dei quesiti i lettori avranno compreso che di questo Referendum non si deve parlare perché ai Partiti fa comodo così. Il Rosatellum infatti sottrae al titolare della Sovranità, il popolo, il potere di scelta e lo pone nelle mani dei partiti che, invece non dovrebbero sostituirsi ai cittadini ma solo aiutarne la partecipazione alla vita politica.
Cade del tutto il collegamento e il concetto di responsabilità politica dell’eletto – o, meglio, nominato – rispetto agli elettori e viene sostituito dal dovere nei confronti del capo-partito, che può decidere di una rielezione o di una nomina del parlamentare in qualche partecipata.
Tutto questo avviene attraverso i “marchingegni”, che il Presidente Mattarella ha citato nel suo discorso alle Settimane sociali dei cattolici a Trieste, “Democrazie imperfette vulnerano le libertà: ove si manifesta una partecipazione elettorale modesta. Oppure ove il principio “un uomo-un voto” venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori. Ancor più le libertà risulterebbero vulnerate ipotizzando democrazie affievolite, depotenziate da tratti illiberali”.
Gli effetti di tanti anni di mancanza di rappresentanza parlamentare sono ormai sotto gli occhi di tutto e vanno dal crescente astensionismo, alla riduzione della qualità della classe politica, dall’abbandono dei territori da parte della politica alla riduzione progressiva del potere del Parlamento di fare le leggi. La Governabilità negli ultimi anni è stato un valore perseguito a discapito della rappresentanza e oggi, invece, c’è chi dice che vuole dare ai cittadini la possibilità di scegliere il Capo del Governo ma non si capisce che se si scegliesse direttamente il capo del Governo, ma non più i Parlamentari, beh, alla fine non si potrebbe più parlare di Democrazia ed il Parlamento sarebbe nelle mani del Capo del Governo che potrebbe scioglierlo in qualsiasi momento. Non sarebbe più il presidente del Consiglio a rispondere al Parlamento ma il contrario.
Il Referendum della Rappresentanza anticipa e previene una possibile legge elettorale elaborata in funzione del cosiddetto “premierato” perché il Comitato Referendario, una volta che il referendum sia stato vinto, sarebbe equiparata a un corpo dello Stato e potrebbe difendere i principi affermati da esso, sollevando conflitto di attribuzione di fronte alla Corte.
Allo stesso modo, Il Referendum della Rappresentanza, come quello sull’Autonomia differenziata, vigila sull’applicazione dei principi costituzionali tutelando la Democrazia.
Non c’è intelligenza politica in chi non comprenda che i Referendum per la Rappresentanza e quello contro la Legge Calderoli non solo sono compatibili ma anche sinergici.
Per questo il Comitato Referendario si rivolge a tutti i partiti perché colgano l’opportunità offerta proprio dal Referendum per la Rappresentanza, per invertire la rotta e ricominciare a lavorare tutti insieme per innalzare il grado di democraticità del Paese ed estendere a tutti uguali diritti e libertà.
Si possono sottoscrivere i 4 quesiti negli uffici appositi di tutti i comuni italiani, ai banchetti che si trovano nelle piazze delle varie città oppure on line, con lo spid, sul nostro sito www.iovoglioscegliere.it. Per firmare on line è richiesto un contributo di 1,90 che non va al Comitato, ma paga la piattaforma privata che siamo costretti ad utilizzare perché quella pubblica e gratuita, che il Ministero della Giustizia – ha dichiarato più volte – sarebbe stata pronta entro metà luglio, continua a non essere rilasciata. Ma non sarà che tutti abbiano paura della Democrazia?
Proprio per questo: VENITE A FIRMARE!
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