Le trattative per il Quirinale sono ferme: Enrico Letta, sostengono le voci a lui più vicine riportate da Repubblica, è molto preoccupato. Lo è soprattutto riguardo alla posizione di Mario Draghi, dato che il centrodestra si sta muovendo per evitare che venga eletto. Per Letta: “A questo punto rischiamo di perderlo sia a Chigi sia al Quirinale”.
Ieri il segretario del Partito democratico ha incontrato Matteo Salvini e ha sentito il premier al telefono. I colloqui devono essere andati male perché tra i vertici del Pd serpeggia molto scetticismo. Si teme che Draghi possa non restare alla guida del governo se venisse eletto un capo dello Stato con una maggioranza meno larga dell’attuale o un profilo istituzionale non all’altezza del ruolo.
Una mossa sbagliata delle forze politiche in capo provocherebbe, sostiene Letta, un danno d’immagine grave per l’Italia. Un danno per i mercati e per il giudizio internazionale sul nostro Paese. L’idea è quindi di insistere sul percorso che “preservi Draghi e al tempo stesso la legislatura”.
Se ciò non riuscisse si apre la possibilità di andare presto a elezioni, con il Pnrr da attuare e la pandemia che non è sconfitta: “Sarebbe un vero disastro”, dice Letta. Il pericolo va scongiurato. Il segretario Pd e il leader del Carroccio si incontreranno ancora oggi, il confronto andrà avanti fino a quando sarà trovata una soluzione condivisa.
Salvini
Durante l’incontro di ieri con Salvini non sono stati fatti nomi, ma il centrodestra ha insistito con la propria rosa di nomi. Nomi che per Letta sono solo una provocazione: “La strada è e rimane quella di un accordo su una figura di garanzia per tutti. Ostinarsi su nomi di parte è esattamente ciò che mette a rischio la legislatura”.
Casini
Così some mette a rischio la tenuta stessa del partito di Letta la candidatura di Pierferdinando Casini. Alcuni esponenti del Pd, su pressing di Matteo Renzi, sarebbero pronti ad accoglierla. Altri no. “Si tratta di un’operazione neocentrista – spiega un membro della segreteria – che mira ad aggregare quel che resta di Forza Italia, a spaccare il Pd e a diventare l’ago della bilancia di qualsiasi futuro governo, in vista del cambio della legge elettorale”.