La notizia è di quelle destinate a non passare inosservate: anche al Quirinale in queste ore hanno acceso un “faro” sulla crisi del Movimento 5 Stelle. Insomma, in attesa di conoscere quale e soprattutto quando sarà messa la parola fine alla telenovela grillina, al Colle ci si comincia a preoccupare sulle possibili ripercussioni che potrebbe avere per il Governo.
Ripercussioni che, secondo i ragionamenti del Quirinale potrebbero essere di due tipi: rallentare il percorso delle riforme necessarie all’ottenimento dei fondi europei (il Pnrr o Recovery fund) necessari per il rilancio del Paese e l’eccessivo spostamento del baricentro dell’esecutivo verso destra svuotandolo di quella caratteristica istituzionale e super partes rispetto ai Partiti che sin dall’inizio è sempre stata la matrice del governo guidato da Mario Draghi.
Ma andiamo con ordine: gli impegni presi con l’Europa non si possono rinviare. Tra i principali dossier aperti con Bruxelles ci sono quelli riguardanti la riforma del fisco, della concorrenza e soprattutto quello riguardante la giustizia. Tutti temi estremamente delicati su cui il Governo si è impegnato a fare in fretta.
Ora, secondo il Colle, la crisi dei 5 Stelle rischia di ritardare la “messa in sicurezza” del Paese, rallentando l’iter per l’approvazione delle riforme. Il timore è che la resa dei Conti in casa grillina possa creare non pochi imbarazzi al Governo: “Chi sarà l’interlocutore di Draghi? Grillo, Conte, Di Maio?“.
Ulteriore rischio è che poi il Parlamento diventi la cassa di risonanza per la faida grillina impedendone di fatto i lavori, visto che si tratta dello schieramento di deputati e senatori più ampio della legislatura. Senza considerare poi che tutti i calendari parlamentari sono stati fatti quando Conte era il leader in pectore: ora potrebbero essere stravolti.
C’è poi un’altro aspetto che sta a cuore al Quirinale: che l’esecutivo rimanga “super partes” e non finisca schiacciato sui Partiti (tantomeno dalle loro beghe interne). “Il mandato esplorativo che avevo affidato a Roberto Fico è fallito, per questo conto di formare un governo di alto profilo, non politico”, disse il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni del conferimento dell’incarico a Mario Draghi.
La soluzione, dunque, era quella di un esecutivo super partes rispetto ai Partiti. Ora però la crisi grillina potrebbe provocare uno sbilanciamento del Governo verso destra: esattamente quello che Mattarella (ma anche Draghi) vorrebbero evitare.
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