Il 7 maggio 2018, a oltre 2 mesi dalle elezioni del 4 marzo, il presidente della Repubblica inizierà un nuovo giro di consultazioni, per la formazione del governo.
A due mesi dal voto, lo scenario politico resta in fase di stallo dopo il naufragio di una possibile alleanza tra Lega e M5S.
Definitivamente esclusa sembra anche l’ipotesi di un tavolo tra Pd e M5S in seguito alla netta chiusura di Matteo Renzi nella sua recente apparizione televisiva e all’esito della direzione del Pd del 3 maggio.
Il mancato accordo tra i partiti per la formazione di un governo rende sempre più concreta l’ipotesi di ritorno al voto anticipato: ecco quando potrebbero tenersi le nuove elezioni.
Se nelle prossime ore non ci saranno novità su possibili alleanze di maggioranza, Mattarella potrebbe scegliere di aprire la strada a un governo “di scopo” o “del presidente” o di “tregua” che si occupi della manovra economica, si adoperi per fare riforme istituzionali chieste dal Pd o per modificare la legge elettorale per tornare al voto nei primi mesi del 2019.
Tra i nomi dei possibili premier di un governo del presidente si è letto di tutto, incluse le opzioni istituzionali (Elisabetta Alberti Casellati o Roberto Fico), che avrebbero il pregio di garantire i voti delle rispettive parti politiche.
Ma quali sono gli altri nomi che sono circolati in merito al possibile premier? Secondo gli analisti, Mattarella potrebbe orientare la sua scelta nei confronti di una figura autorevole e distante dai principali politici, e che possa godere del favore dell’Unione europea. Ecco alcuni nomi:
Sabino Cassese, 79 anni, ex giudice della Corte costituzionale, autore di una semplificazione della pubblica amministrazione è tra i nomi in primo piano.
Tra gli altri su cui potrebbe cadere la scelta del capo dello stato vi sono l’economisti Carlo Cottarelli, Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, ex ministro del lavoro del governo Letta, Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato.
I nomi che circolano sono tanti, c’è chi ha punta su Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte Costituzionale, o su Raffaele Cantone, presidente dell’autorità anticorruzione.
C’è chi invece scommette che il prossimo inquilino di Palazzo Chigi possa invece essere una donna, la prima donna della storia della Repubblica italiana a presiedere il consiglio dei ministri. Tra i nomi in lizza vi sono quello di Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra, Marta Cartabia, giudice costituzionale, Lucrezia Reichlin, economista, docente alla London Business School (qui l’intervista di TPI alla madre di Lucrezia Reichlin, su un possibile ruolo della figlia nel nuovo esecutivo).
O ancora, Paola Severino, avvocato ed ex ministro della Giustizia del governo Monti, Anna Maria Tarantola, presidente della Rai dal 2012 al 2015, oltre che la presidente del Senato, Casellati.
Il riassunto delle puntate precedenti
I partiti usciti vincitori dal voto del 4 marzo sono il Movimento Cinque Stelle e la coalizione di centrodestra, all’interno della quale il partito più votato è stato la Lega. Il segretario del Pd Matteo Renzi ha scelto invece di rassegnare le sue dimissioni dopo la sconfitta elettorale subita dal suo partito.
Durante le consultazioni che hanno fatto seguito al voto, condotte dal presidente Serrgio Mattarella, non è stato però raggiunto l’accordo tra M5S e centrodestra. Neanche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dopo aver ricevuto un mandato esplorativo, è riuscita a far convergere queste forze politiche.
In seguito all’affidamento di un mandato esplorativo a Roberto Fico, invece, è sembrato inizialmente aver avuto esito positivo l’apertura di un confronto tra i grillini e i dem, che in principio avevano assicurato che sarebbero stati all’opposizione.
Anche questa seconda ipotesi, tuttavia, è stata esclusa in seguito alla netta chiusura di Matteo Renzi nella sua recente apparizione televisiva e all’esito della direzione del Pd del 3 maggio.
Come funzionano le consultazioni
Il capo dello stato ascolterà l’opinione delle varie forze politiche su come formare il prossimo governo. In base al numero di parlamentari eletti da ciascun partito e alla possibilità di essere in grado di formare una maggioranza, darà l’incarico a una figura individuata grazie a questo meccanismo (qui il dettaglio di tutti i passaggi necessari alla formazione del governo).
Se le consultazioni andranno a buon fine, e ci sarà un governo in grado di ricevere la fiducia del Parlamento, il presidente della Repubblica emanerà tre decreti: quello di nomina del Presidente del Consiglio, controfirmato dal Presidente del Consiglio nominato, quello di nomina dei singoli ministri, controfirmato dal Presidente del Consiglio, e quello di accettazione delle dimissioni del Governo uscente.
A quel punto, prima di assumere le funzioni, l’esecutivo dovrà prestare giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica e, entro dieci giorni, il governo deve presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere il voto di fiducia, voto che deve essere motivato dai gruppi parlamentari ed avvenire per appello nominale.
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