Quando parla Romano Prodi non è mai banale. L’ex presidente del Consiglio, in un editoriale pubblicato sul Messaggero, affronta il tema del referendum sul taglio dei parlamentari, spiegando perché voterà no. I sondaggi danno un netto vantaggio del sì, ma nelle ultime settimane sono diversi gli esponenti politici e della cultura che si stanno schierando contro la riforma.
Secondo il “professore”, i cambiamenti alla nostra forma di governo devono essere più organici, per questo si esprimerà contrariamente al cambiamento della Costituzione. “Sto in questi giorni cercando di capire – spiega Prodi – perché ogni persona con cui mi trovo a parlare mostra un crescente disorientamento nei confronti del referendum per il quale siamo chiamati a votare nel prossimo mese di settembre”.
“La modesta diminuzione dei costi (0,007% della spesa pubblica italiana) come effetto del minore numero dei parlamentari non viene quasi più presa in considerazione: essa rimane sepolta tra le paurose cifre della finanziaria e la nuova dimensione degli interventi europei. Il centro dell’attenzione si sta progressivamente spostando nella più ragionevole direzione di quale sia la migliore organizzazione del Parlamento per garantire ad esso efficienza e rispetto della Costituzione”.
“Il dimagrimento del Parlamento può essere solo la conclusione di un necessario processo di riesame del funzionamento delle nostre istituzioni”, aggiunge Prodi dalle colonne del Messaggero. Per l’ex premier, dunque, le priorità sono altre, come lavorare sulle funzioni delle due Camere, sul modo in cui operano le commissioni, sui rapporti tra Parlamento e Governo. “Se vogliamo raggiungere l’obiettivo di rendere il Parlamento autorevole e responsabile verso i cittadini, occorre quindi fare ogni sforzo per orientarsi verso un sistema elettorale in cui i partiti, su cui grava la responsabilità di indicare i candidati alle elezioni, siano spinti a scegliere persone che, per la loro autorevolezza e per la stima di cui godono, abbiano maggiore probabilità di essere votate dagli elettori del collegio con il quale dovranno mantenere rapporti continuativi per tutto il corso della legislatura”.
Per cui, conclude Prodi: “Riconfermando la non primaria attenzione che vi attribuisco e pur riconoscendo che, dal punto di vista funzionale, il numero dei parlamentari sia eccessivo, penso che sarebbe più utile al Paese un voto negativo, proprio per evitare che si pensi che la diminuzione del numero dei parlamentari costituisca una riforma così importante per cui non ne debbano seguire le altre, ben più decisive per il futuro del nostro Paese”.
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