Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 12 giugno, l’aula del Senato ha approvato l’articolo 5 del disegno di legge costituzionale sul premierato che introduce il principio dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio.: si tratta della norma più importante della riforma dell’assetto istituzionale varata dal Governo Meloni.
I gruppi della maggioranza hanno votato compatti a favore, mentre i partiti dell’opposizione hanno abbandonato l’aula per protesta. Il voto finale sul disegno di legge è stato fissato per martedì 18 giugno.
“Il Presidente del Consiglio – si legge nel testo che riscrive l’articolo 92 della Costituzione – è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente”.
La vicepresidente Licia Ronzulli ha sospeso la seduta dopo che le opposizioni hanno esposto dei cartelli con la scritta “Parlamento con bavaglio” protestando per il poco tempo concesso alla discussione.
In precedenza, i partiti di minoranza avevano chiesto ripetutamente alla ministra delle Riforme istituzionali Elisabetta Casellati di chiarire la legge elettorale con cui verrà eletto il presidente del Consiglio (il ddl sul premierato non specifica come funzionerà il meccanismo elettorale): in particolare è stato chiesto se verrà garantito il fatto che il presidente del Consiglio sarà eletto solo se avrà almeno il 50% dei voti, ricorrendo in caso contrario al ballottaggio.
“Non ci danno più il tempo per parlare. Hanno tagliato emendamenti e minutaggio. L’opposizione è stata silenziata e non potrà più continuare il dibattito sulla riforma costituzionale. Loro sono questa cosa qui”, ha scritto sui social a senatrice dem Simona Malpezzi.
“Avrei voluto discutere su una proposta alternativa che non c’è stata, e non avrei voluto discutere su numeri. Non accetto lezioni di democrazia da chicchessia su una legge che non prospetta nessuna deriva autoritaria”, ha replicato in aula la ministra Casellati.
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