Giuseppe Conte, l’avvocato che Movimento Cinque Stelle e Lega hanno indicato come premier per il futuro governo, è stato un difensore del diritto a curarsi con il metodo Stamina, trattamento che una commissione del Ministero della Sanità ha definito “pericoloso per la salute”.
Conte, che deve fronteggiare anche le polemiche sulle sue presunte esperienze di studio negli Stati Uniti, è stato il legale della famiglia della piccola Sofia, la bambina affetta da una grave malattia degenerativa divenuta simbolo di coloro che si battevano per la ammissibilità del metodo Stamina.
Il probabile nuovo presidente del Consiglio ha anche partecipato nel 2013 alla costituzione di una fondazione, Voa Voa, che ha avuto tra i suoi primi beneficiari la Stamina Foundation onlus, guidata dall’inventore del metodo Stamina, Davide Vannoni.
Vannoni, laureato in Scienze della comunicazione e privo di attestati in campo medico, ha patteggiato nel 2015 una pena a un anno e 10 mesi per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed esercizio abusivo della professione medica.
Il metodo Stamina risulta privo di validazione scientifica: rivolto in particolare alla cura delle malattie neurodegenerative, si basa secondo Vannoni sulla conversione di cellule staminali in neuroni senza alcuna stimolazione.
Il caso suscitò particolare clamore mediatico nel 2013, quando il programma televisivo Le Iene mandò in onda una serie di servizi in cui alcuni pazienti testimoniarono di aver riscontrato sensibili miglioramenti delle loro condizioni di salute, dopo essersi sottoposti al trattamento.
La crescente pressione mediatica spinse il governo a disporre una sperimentazione. Il Movimento Cinque Stelle si schierò a favore.
Tuttavia la commissione di esperti voluta dall’allora ministro Renato Balduzzi bocciò la terapia.
“Il metodo Stamina non funziona ed è pericoloso per la salute perché a volte ai pazienti è inoculato materiale biologico prelevato dallo stesso malato mentre altre volte vengono iniettate cellule prelevate da terzi, con un serio rischio di contagio batterico e virale che ciò comporta”, rilevò uno degli esperti, Nanni Costa, membro dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente del Comitato trapianti del Consiglio d’Europa.
Tra i casi di cui parlarono Le Iene, uno dei principali fu quello della piccola Sofia, bimba affetta da leucodistrofia metacromatica e che purtroppo è morta nel 2017.
I genitori della bambina erano tra coloro che credevano nei benefici del metodo Stamina. L’avvocato della famiglia era, appunto, Giuseppe Conte.
Quando il tribunale di Firenze respinse la richiesta dei genitori di proseguire con il trattamento di Vannoni, il legale suggerì alla famiglia di spostare la propria residenza a Livorno.
Nella città portuale toscana, qualche mese dopo, il ricorso fu accolto.
Successivamente le autorità sanitarie bloccarono le infusioni di staminali.
Conte replicò che a Sofia era stata “sottratta la speranza, alimentata in seguito alla prima infusione, di una migliore qualità della vita”.
Nel luglio del 2013, inoltre, l’avvocato fu tra i promotori della fondazione Voa Voa onlus “Amici di Sofia”.
L’ente mira, secondo quanto si legge ancora oggi sul suo sito, a “dare assistenza socio-sanitaria, sostegno psicologico, legale ed economico alle famiglie con figli colpiti da patologie rare neurodegenerative diagnosticate in età pediatrica”.
Tra i primi beneficiari di finanziamenti dalla da parte fondazione ci su la Stamina Foundation, presieduta da Vannoni.