Plastic tax: scontro sulla manovra 2020
La plastic tax è uno dei punti più discussi della manovra economica 2020 che proprio oggi, lunedì 4 novembre, inizia il suo iter parlamentare al Senato. La tassa sulla plastica inserita nel disegno di legge di Bilancio, messo a punto nei giorni scorsi, è un’imposta di un euro al kg sugli imballaggi e sui prodotti monouso che non viene applicata alle plastiche compostabili, riciclabili e biodegradabili. Il balzello è stato deciso con l’obiettivo di favorire un’economia più sostenibile e una conversione dell’attuale sistema produttivo. Una scelta che non tutti hanno condiviso. Qui elenchiamo le principali posizioni in campo, quelle di governo, opposizione, imprese, consumatori.
Cosa è, come funziona e a quali prodotti si applica
Innanzitutto va precisato che la plastic tax è una tassa che viene pagata al momento della produzione e dell’importazione in Italia ma non è dovuta per le plastiche esportate dal produttore. L’ultima bozza della manovra 2020 ha confermato la tassa di un euro al kg sugli imballaggi e i contenitori monouso di plastica, escludendo le plastiche compostabili.
La plastic tax verrà dunque applicata a bottiglie di plastica, buste come quelle solitamente utilizzate per l’insalata, vaschette per gli alimenti in polietilene. Ma sarà in vigore anche per il tetrapak del latte o i contenitori dei detersivi. Saranno poi soggetti alla plastic tax anche polistirolo, tappi ed etichette di plastica. Sono invece escluse altre categorie di prodotti come le siringhe, i prodotti riutilizzabili come le taniche o i contenitori per la custodia di oggetti.
La tassa – ha spiegato nei giorni scorsi il Ministero dell’Economia Roberto Gualtieri – colpirà “la vaschetta per prodotti alimentari che si trovano al supermercato ma non i contenitori domestici per il frigorifero; il bicchiere di plastica usa e getta ma non quello di plastica progettato per essere messo a tavola e utilizzato un numero indefinito di volte”. La tassa “è limitata e commisurata al peso della plastica e quindi volta a incentivare la riduzione di plastica monouso introdotta, mentre non tocca le bioplastiche”.
I consumatori: “La plastic tax di 138 euro a famiglia”
Per quanto riguarda le entrate nelle casse dello Stato, la relazione tecnica che accompagna la manovra 2020, indica che nuove tasse introdotte con la legge di Bilancio, tra le quali svetta proprio la plastic tax, e la stretta fiscale che riguarda le auto aziendali, dovrebbero aumentare il prelievo fiscale del prossimo anno per oltre 2 miliardi di euro.
Contro la flat tax si sono innanzitutto schierate le associazioni di consumatori, che temono che i nuovi costi vengano scaricati sul prezzo finale dei prodotti. Secondo Federconsumatori le famiglie rischiano di spendere fino a 138 euro in più l’anno. Secondo i calcoli del Codacons invece si potrebbe arrivare a 165 euro, considerando anche lo stop alle agevolazioni sul gasolio per l’autotrasporto anche agli euro 3.
Gualtieri: “Una misura giusta, da modulare bene”
Il governo ha deciso di non fare passi indietro. “L’imposta sulla plastica – ha spiegato Gualtieri nei giorni scorsi – ha lo scopo di disincentivare i prodotti monouso e promuovere materie compostabili ed eco-compatibili. Non è un’imposta generalizzata sulla plastica, materiale di cui difficilmente riusciremo a fare a meno, ma ha l’obiettivo di limitare l’impiego di oggetti che usi una volta e rimangono nell’ambiente per centinaia di anni”.
“Dobbiamo – ha poi aggiunto il ministro dell’Economia in un’intervista rilasciata ieri – ridurre l’utilizzo della plastica monouso, non possiamo prima applaudire i giovani in piazza per l’ambiente e poi non agire. Una misura che disincentiva la plastica mono uso è giusta, poi occorre modularla bene e sono pronto a discutere con gli operatori del settore”.
M5S: “Un segnale forte per invertire la rotta”
Nessun dubbio nemmeno da parte del Movimento 5 Stelle. “Per anni la vecchia politica ha riempito i cittadini di parole sulla salvaguardia dell’ambiente, quando poi appoggiava trivelle e inceneritori. Noi invece ci abbiamo messo la faccia, e per la prima volta in Italia ora si può parlare di Green New Deal”, hanno dichiarato i deputati delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera.
“Con la plastic tax – afferma M5S – lanciamo un segnale forte e chiaro a tutto il Paese per invertire la rotta contro la cattiva educazione ambientale che per anni ha danneggiato fortemente noi e l’ambiente che ci circonda. Ma soprattutto, come ha già ribadito Luigi Di Maio, è il modo per introdurre nuovi meccanismi per rimettere la nostra economia su un binario più sostenibile e continuare a crescere e creare occupazione”.
Di Maio: “Tassa per inquinare meno”
Sul tema Di Maio è intervenuto ancora una volta oggi da Shangai. Secondo il ministro degli Esteri e capo politico M5S la plastic tax “è prima di tutto una tassa che aiuta l’Italia a convertire la propria produzione e a inquinare di meno. Dopo tanti anni in cui si è parlato dell’effetto della plastica nei mari, l’Italia ha deciso di cominciare una conversione veloce sul proprio sistema produttivo. Oggi il dibattito è se farla partire o se fa perdere voti oppure no. Io dico soltanto che i politici guardano alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazioni”.
Secondo Di Maio, la conversione del sistema produttivo sulla plastica “la si attua con la fiscalità: è chiaro che da una parte tassi i prodotti più inquinanti, dall’altro, con quei proventi devi aiutare le aziende a convertire la loro produzione. Se vogliamo lavorare con serenità al programma di governo, noi dobbiamo guardare alle future generazioni. Quindi, la plastic tax è uno strumento fiscale per favorire una conversione ecologica del Paese”.
Italia Viva: “Plastic tax ci preoccupa”
Nella maggioranza di governo a manifestare perplessità sono gli esponenti di Italia Viva, apertamente schierati contro le microtasse della manovra. “Ora ci attende un lavoro parlamentare per irrobustire ancora gli interventi per il settore e migliorare alcune scelte che ci preoccupano, come per la sugar e la plastic tax”, ha dichiarato oggi la capodelegazione al governo Teresa Bellanova.
“Per cancellare plastic, sugar e auto aziendali – è l’idea esposta dal deputato Luigi Marattin – proponiamo tre soluzioni alternative. Spostare dall’1 luglio all’1 ottobre il cuneo fiscale. Cancellare o rimodulare fortemente quota 100. Agire sulla spending review: negli ultimi 10 anni la spesa in acquisto di beni e servizi è salita da 86 a 100 miliardi. Quella per gli stipendi pubblici, invece, è rimasta costante”.
Per quanto riguarda il centrodestra, sia Matteo Salvini che la presidente di Fratelli d’italia Giorgia Meloni hanno criticato la misura green. Il leader della Lega ha dichiarato: “Quella sulla plastica non è una tassa per salvare l’ambiente ma per fase cassa perché tassano le confezioni di biscotti, pannolini, latte per un costo di 100 euro in più a famiglia”.
Bonaccini: “Il plastic free non si fa con nuove tasse”
Fuori dal coro, nel centrosinistra, è anche il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. “Sulla plastica – ha dichiarato – ho interessato il Governo, affinché le misure a cui sta pensando non danneggino un settore così importante in Emilia-Romagna”.
La transizione verso il plastic free – ha ribadito oggi il governatore – è indispensabile, per una svolta ecologica, che noi vogliamo assolutamente. Peraltro c’è una direttiva comunitaria che giustamente lo impone. Ma il compito di chi governa è quello di accompagnare e guidare questi passaggi, come stiamo facendo noi in Emilia-Romagna. Non di mettere nuove tasse”. “In Emilia Romagna si fa il 62 per cento del fatturato degli imballaggi. Guardare a noi vuol dire guardare al Paese”.
Confindustria Emilia: “+110 per cento di costo della materia prima”
È netta ovviamente la posizione delle imprese. Il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, ha fornito le cifre per evidenziare i rischi di colpire un’intero settore produttivo. In una nota ga parlato di plastic tax come “una tassa che va a colpire in modo particolare il territorio emiliano-romagnolo, culla della Packaging Valley, che ospita il maggior numero di aziende del comparto in Italia, 230 con oltre 17mila occupati e un fatturato annuo di 5 miliardi di euro, pari al 63 per cento del giro di affari nazionale”.
“In tutta Europa – ha proseguito – dalla Francia alla Germania, sono stati attivati piani a cinque anni di incentivi all’utilizzo della plastica riciclata, per stimolare innovazione e ridurre l’impatto della plastica non riciclata entro il 2025. Con questa tassa, tra cinque anni in Italia non avremo migliorato nessun processo produttivo e avremo ridotto occupazione e imprese attive. Ancora una volta, manca una politica industriale vicina alla politica della circolarità dell’economia, che dovrebbe portare valore”.
La plastic tax “determinerebbe un incremento del 110 per cento del costo della materia prima. Se questa è un’imposta passante, l’azienda dovrà comunque mettere mano al proprio portafoglio e anticiparla. Chi le restituirà la somma versata? Il Conai? La grande distribuzione? Il consumatore finale?”.
Secondo Confidustria sulla possibile introduzione della tassa parla di “azioni troppo roboanti” che “non producono cultura, né danno la possibilità di avviare nuove azioni innovative per avere soluzioni nel medio lungo periodo”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it