TPI ha intervistato Pippo Civati, il fondatore e primo segretario di Possibile.
Si sta bene a fare l’editore, appassionato piuttosto che il politico in questa fase devastante. Non c’è un bene o un male ci sono però parecchie sfumature in questo caso di grigio, per la politica.
Hai colto una delle ragioni per le quali uno spazio lasciato libero può, secondo noi, essere occupato: un’editoria che faccia politica nel senso più alto, più nobile, più ragionevole del termine.
In realtà parliamo male del presente perché questo presente si brucia subito, si consuma come un fuoco di paglia, noi pensiamo a questioni di grande valore raccontate da personaggi autorevoli che magari sono ai margini della politica quella televisiva. Perché abbiamo colossi del pensiero del calibro di Di Maio, Toninelli ed è difficile che si inseriscano forze intellettuali superiori in tale contesto.
Di Salvini penso che abbia in mente un disegno, che è quello autoritario classico, che ha come amico Orbàn in Ungheria e come retaggio quello fascista del nostro Paese. Chiaro, non è il fascismo con le stesse modalità ma con l’aspirazione di ridurre tutto a una politica fatta di slogan, appiattita. Il tutto senza pensare alle soluzioni.
Tornerà la serietà quando le cose si faranno serie. Quando ci si accorgerà che queste sparate, questo populismo, questo “sovranismo all’amatriciana” non avrà funzionato.
Però siamo già molto avanti: è notizia di qualche ora fa che Elizabeth Arquinigo, che per noi ha scritto un bel libro, è stata licenziata dall’agenzia per cui lavorava presso la Questura di Milano perché pare che non possa più lavorare chi non è d’accordo con il ministro dell’Interno. Ma Elizabeth nel suo libro faceva una riflessione sulla cittadinanza, non certo sulla politica. Quindi siamo in un clima molto pesante e dobbiamo reagire.
Cambierà se si porranno le questioni politiche di fondo, ma non mi pare che questo stia succedendo. Per ora mi pare che ci sia una grande riproposizione in posti diversi: qualcuno avanza, qualcuno arretra ma le persone sono sempre le stesse.
È un problema che nemmeno si pone: il PD ha allargato a quelli del PD. Nemmeno una riflessione su qualcosa di nuovo da fare. Sono successe due cose epocali: due scioperi che hanno riempito le piazze di milioni di persone se io fossi stato Zingaretti mi sarei precipitato a interloquire con questi mondi. Non lo fa e allora lo farà Possibile, lo faranno altri.
E poi è il momento che tutti questi maschietti si levino dai coglioni e anche dai loro cognomi, che sono tutti uguali.
Che capisco la delusione, l’amarezza, il sentirsi disillusi dopodiché la vita prosegue, forse bisognerebbe cambiare partner per dirla con una metafora sentimentale, forse bisogna cambiare lavoro, se non ci si trova bene: in politica è la stessa cosa.
Il consiglio è di non rifiutare totalmente uno schieramento per buttarsi sull’altro, per fare un dispetto, perché abbiamo visto come è andata a finire con i 5 Stelle: siccome il PD non era abbastanza credibile hanno votato “gli incredibili”.
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