Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Politica
  • Home » Politica

    Piccolotti a TPI: “Se il Pd rompe ancora, gli elettori lo puniranno di nuovo”

    “Meloni? Ha una storia personale anti-sistema, ma è una conservatrice in politica. Attaccano i diritti per nascondere che in economia è tale e quale a Draghi”. Intervista a Betta Piccolotti (Sinistra Italiana)

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 27 Nov. 2022 alle 07:23

    Che succede con il Pd nel Lazio?
    Letta sta facendo lo stesso errore delle politiche.

    Cioè?
    Allora non capì che rompendo il centrosinistra avrebbe indebolito prima di tutto il suo partito. 

    E oggi?
    Non capisce che se il Pd non mette la coalizione in condizione di vincere non ha più  motivo di esistere.

    Cioè?
    I primi a punirlo, come alle politiche, sono i suoi elettori. È una spirale potenzialmente autodistruttiva. 

    E voi, se si rompe, con chi vi presentate?
    Discuteremo democraticamente, come sempre. L’unico partito in cui decidono i dirigenti e la base.  

    Come si può fare il patto con voi e con il M5S?
    Il Pd deve togliere di mezzo l’inceneritore, il candidato di Calenda, mettersi al tavolo e ricominciare da capo. Difendere il buon lavoro della giunta, battere la destra. Non regalare l’Italia alla Meloni. 

    Betta Piccolotti, neo deputata e organizzatrice di Sinistra Italiana dopo una lunga gavetta nelle retrovie. Spiega perché «la colazione è di nuovo ad un bivio». 

    Cominciamo dalla sua storia.
    Sono nata ad Annifo: 100 abitanti nell’appenino Umbro-marchigiano. 

    E cosa c’è in paese?
    (Ride). Nulla. C’era una  scuola elementare. Le medie le ho fatte nel paese accanto.  Per le superiori sono andata a Foligno, mia città adottiva.

    Da  che famiglia viene?
    Contadini:  commercianti di mucche e fieno. 

    E poi?
    Mio padre, Aurelio, diventa operaio manutentore all’Enel. Usciva nelle notti di tempesta, tra tuoni e fulmini, in mezzo ai boschi, ad aggiustare il cavo interrotto. 

    E voi, a casa?
    Ricordo il terrore di mia madre sapendolo arrampicato con le ganasce sotto la pioggia .

    E lei?
    Si chiama Rosanna, era casalinga. Avevo 6 anni  quando divenne bidella. Ho una sorella minore, Eleonora. 

    Famiglia umile.
    È curioso. Non mi sono mai considerata povera fino alle superiori. 

    Che succede lì?
    Tutte le mie compagne avevano abiti firmati, scarpe fighissime, facevano vacanze di lusso. 

    E lei?
    Ero un pesce fuor d’acqua. La mattina a scuola mi sembrava una sfilata di moda. 

    E così?
    Mi accorgo che c’è un collettivo di ragazzi vestiti male, o semplici, alcuni avevano la kefiah al collo, tutti si occupavano delle cose del mondo. Era il mio posto. 

    Cosa faceva in quegli anni?
    Leggevo tantissimo. Merito di Fausto Gentili, un professore pieno di passione per noi. 

    Esempio?
    Un giorno lo rincorro: «Professore ha dimenticato questo libro sul mio banco». 

    E lui?
    «Non l’ho dimenticato, te l’ho lasciato apposta». Era “Le ceneri di Gramsci”. Corsi a casa a leggere.

    E cosa ricorda?
    Il racconto poetico del popolo di Roma, le borgate. Panni, stracci, bandiere e lotta di classe. La problematizzazione dell’esperienza del Comunismo, Gramsci: «Essere con te e contro te/ con te nel cuore, in luce/ contro te nelle buie viscere». 

    È diventata di sinistra per il professor Gentili?
    Non faceva proselitismo. Ma un giorno lo vidi in centro, volantinare contro la guerra del Kosovo: divenni una pacifista radicale. 

    Secchiona a scuola.
    100 e lode alla maturità. Una svolta di vita.

    Cioè?
    Vinsi, per merito, una borsa di studio della Cassa di Risparmio. 

    Importante?
    20mila euro l’anno per quattro anni!

    Cosa ci fece?
    Potevo andare a Roma! Studiare all’università, senza dover lavorare. 

    “Underdog” come la Meloni?
    Nessuno pensava che potessi fare la deputata, diventare una dirigente politica…. No. 

    Cosa si prova?
    Ho vissuto diversamente da lei questa condizione. A sinistra non ero diversa per nessuno. Provavo quel sentimento ogni volta che entravo nelle comunità più grandi, o con le élites. 

    Occasioni perse?
    (Sospiro). Una. Mi selezionarono per uno stage al Tg3. A casa i miei brindavano: «Betta alla Rai!».

    Il “posto fisso”.
    Invece li delusi: dopo pochi mesi, mollai. 

    E perché?
    A Riccardo Chartroux, stupito, dissi la verità: Rifondazione andava congresso. Non avevo tempo. 

    Una storia d’altri tempi.
    C’era il movimento di Genova. Pensavo solo a manifestazioni, scuole occupate, presidi: una missione. La mia è l’ultima generazione che ha pensato di cambiare il mondo. 

    Però si laurea.
    Studiando la notte sono riuscita a prendere la triennale: 110 e lode. 

    Tesi su cosa?
    Judith Butler, la filosofa americana della teoria gender. Ebbi la sorveglianza attenta di Ida Domidjanni. Poi mi dedicai a Carl Schmitt.

    Il filosofo “maledetto” del nazismo.
    Divorai “Il nomos della terra”: diritto del sangue, patria nazione…

    Attualissimo.
    Mi piaceva conoscere le basi teoriche dei miei avversari. 

    Diventa leader nazionale dei Giovani Comunisti, soddisfatti a casa?
    Per nulla: un mondo che non conoscevano. 

    E non stava ancora con Fratoianni.
    Nooo… Ci siamo  fidanzati anni dopo, ai tempi di Sel. 

    In campagna elettorale nella stampa nessuno l’ha attaccata come «moglie di».
    Sono grata ai tantissimi che, anzi, mi hanno difeso, su giornali e social. 

    Si scrisse che Fratoianni aveva contrattato collegi sicuri per voi due.
    Era così vero che lui non ha voluto nessun collegio, e io per i primi venti giorni ero nel club dei trombati dal “flipper”. 

    Lei si fa le ossa come assessore alla cultura a Foligno.
    Con pochissimi soldi, in una comune che la destra definiva “il Bronx”, ho provato a organizzare  vivacità e pensiero culturale.

    Perché Bronx?
    Purtroppo Foligno era diventata uno snodo nel traffico dell’eroina tra il Tirreno e l’Adriatico: molti morti per eroina. 

    Poi lei sfida il Pd.
    Mi candidai a sindaco contro e presi il 7%: un miracolo. La rottura era avvenuta sui rifiuti e sulla pedonalizzazione del centro storico. Ambientalismo.

    Come mai?
    Loro non avevano il coraggio e la visione per caricarsi il conflitto, in quel caso quello con i commercianti.  

    Con Fratoianni avete un figlio, Adriano. Ma politicamente cosa gli riconosce?
    È il più bravo, tra noi, a individuare spazi, anche millimetrici, i “pertugi” della politica.

    Siete stati gli unici contro Draghi, a sinistra.
    In Parlamento Nicola restò solo per questa scelta. 

    Eravate diventati bonsai.
    Tutti quelli che hanno fatto altre scelte non sono stati eletti. E siamo l’unico partito che ha discusso per quattro giorni candidature e alleanze con un voto democratico. 

    Così avete scelto di restare nell’alleanza.
    Calenda ha rotto un accordo già fatto dicendo che era colpa nostra. 

    Cos’è il fenomeno Meloni?
    Una vittoria diversa dalle altre. Lei non arriva dalle ramazze come Salvini, né da uno tsunami come il M5S o da una rottamazione come Renzi.

    La conosce da tanto?
    Sono un po’ più piccola. Ma un mio amico mi ha ricordato che nel 2006 andò a prenderla alla stazione perché ci ritrovammo a duellare in una scuola. 

    E poi?
    Nella mia primissima apparizione in tv, a Tg2 Dieci minuti, dovetti duellare con la Meloni. 

    Chi vinse?
    Ah ah ah… Credo lei,  perché io ero cosi  emozionata da non ricordare nulla. 

    Cos’è Fratelli d’Italia?
    Un doppiopetto. una teoria anti-sistema alle spalle, ma anche un messaggio non detto: ordine, disciplina e manganello. Vedi la legge sui rave. O le frasi dal sen fuggite contro le “devianze”. 

    Ha preso voti anche a sinistra.
    Vero: ma quando la Meloni dice  «Sono madre, sono donna, sono cristiana» c’è il tilt: la sua biografia di rottura si è imbracata in un’ideologia della tradizione, come risposta in un momento di caos. 

    Diciamolo meglio.
    Il suo non detto è «Io non vi prometto cambiamenti: sono io il cambiamento con “la storia di Giorgia”», ma il Paese non muta. 

    Esempio?
    Libertà per gli evasori, elevando il tetto sul contante. 

    Anche Salvini era conservatore.
    Rispetto a lei era un fumetto, una boutade demenziale. 

    Fratelli d’Italia critica la globalizzazione come voi.
    L’ossessione per l’identità nazionale in un mondo multietnico produce muri. La loro è una reazione al cambiamento, ma di chiusura. 

    E voi?
    Noi vogliamo cambiare e siamo la vera risposta alla globalizzazione. Entrambi siamo contro il neoliberismo delle istituzioni europee e le banche. Ma loro poi puntano sulla conservazione, mentre noi siamo no global contro la disuguaglianza.

    E oggi?
    Radicalizzano sicurezza e identità per compensare l‘impotenza in economia.

    E la sconfitta alle politiche?
    Era scritta. Ci sono stati errori gravissimi sia del Pd che del M5S: entrambi  hanno pensato di poter governare con le destre.

    Voi però avete superato il quorum.
    Ci siamo riorganizzati quando tutti ci davano per morti. 

    Il Pd sceglie Calenda nel Lazio.
    È in crisi di identità: è stato progettato per essere un partito-coalizione in una sistema bipolare. 

    Perché non funziona?
    Grillo e Casaleggio hanno rotto, con la forza del consenso, il bipolarismo 

    In tutti i Paesi europei i partiti hanno culture politiche profonde.
    Il Pd oggi non è erede né del cattolicesimo democratico, né della socialdemocrazia. Non a caso Letta non ha commemora né Moro né Berlinguer. Se continua così, rischia.

    E se fa il campo largo?
    Cresciamo tutti. E rendiamo possibile una alternativa alla Meloni.

     

    LEGGI ANCHE: Bettini a TPI: “Sbagliato rompere col M5S, alle regionali il Pd rischia di essere desertificato”

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version