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    Inflazione record e bollette alle stelle: perché lo Stato deve intervenire subito sui rincari. Sostieni la petizione di TPI

    Illustrazione di Emanuele Fucecchi

    La crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina rischia di impoverire milioni di italiani. E mentre la Ue si divide sul price cap, l'inflazione aumenta a livelli record e le bollette salgono alle stelle. Ecco perché TPI ha deciso di lanciare una petizione su Change.org per chiedere allo Stato di farsi carico degli aumenti delle bollette per i più bisognosi

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 30 Set. 2022 alle 14:34

    Firma qui la petizione di TPI

    Autunno caldo e inverno al freddo: aldilà dei giochi di parole è questo che rischia l’Italia nei prossimi mesi a causa della crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina. Il pericolo di una bomba sociale pronta a esplodere nelle prossime settimane è infatti dietro l’angolo: l’aumento delle bollette e l’inflazione a livelli record rischiano di far precipitare gli italiani in una situazione drammatica, i quali, di questo passo, saranno costretti a scegliere se scaldare una minestra o riscaldare la propria abitazione.

    Inflazione record e stangata sulle bollette

    A sottolineare la gravità della situazione vi sono gli ultimi dati diffusi dall’Istat sull’inflazione e i rialzi delle bollette elettriche previste dall’Arera nell’ultimo trimestre, ovvero da ottobre a dicembre 2022.

    L’inflazione, secondo i dati diffusi dall’Istat nella giornata di venerdì 30 settembre, nell’ultimo mese si è assestata all’8,9%, ai massimi dal 1985.

    L’accelerazione dei prezzi non è causata solamente dai beni “energetici”, ma anche e soprattutto dai beni del cosiddetto “carrello della spesa” ai massimi dal luglio 1983.

    I prezzi degli alimentari, infatti, passano dal +10,1% di agosto al +11,5% di settembre, mentre quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona dal +4,6% a +5,7%. Gli “energetici”, invece, balzano dal +44,9% al +44,5%.

    Ma il dato forse ancora più eclatante è quello comunicato nella giornata di giovedì 29 settembre dall’Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, che ha annunciato un rincaro delle bollette elettriche del 59% nell’ultimo trimestre.

    I rincari riguardano la sola bolletta elettrica per le famiglie ancora in tutela e non riguardano ancora le bollette del gas, che d’ora in avanti saranno calcolate su base mensile e non più trimestrale, i cui dati saranno disponibili a partire da novembre. Ma anche nel caso del gas vi saranno degli aumenti sostanziosi

    Per la sola bolletta elettrica, la spesa per una famiglia-tipo nel 2022 (dal 1 gennaio al 31 dicembre) sarà, secondo i dati di Arera, di 1.322 euro, rispetto ai 632 euro circa del 2021.

    Ue divisa sul price cap, la Germania va per conto suo

    Una soluzione per porre un freno alla corsa del gas ed evitare aumenti da capogiro sarebbe il cosiddetto price cap europeo, ovvero un tetto ai costi del gas.

    L’Unione Europea, però, non è riuscita a raggiungere un accordo sul price cap. L’Italia e altri 16 Paesi Ue vorrebbero un tetto ai prezzi del gas generalizzato, mentre la Germania è scettica. La Commissione Ue, invece, ha proposto una mediazione sul price cap, applicandolo solamente al gas russo. Una soluzione, questa gradita a Berlino, che aiuterebbe sì i Paesi membri a fronteggiare l’innalzamento del prezzo del gas, ma che non risolverebbe del tutto la situazione e che, inoltre, porterebbe a dei rischi enormi.

    Come abbiamo raccontato sul nostro giornale, infatti, se a essere calmierato fosse solo il gas russo, Putin potrebbe chiudere i rubinetti ben sapendo di metterci in seria difficoltà. Più in generale, fissare un prezzo massimo oltre il quale l’Europa non sarebbe disposta ad andare rischierebbe di favorire la fuga dei fornitori verso altri mercati, a cominciare da quelli molto “assetati” dell’Asia.

    Come se non bastasse, a dividere ancora di più l’Europa è stata la decisione a sorpresa della Germania di varare un maxi-piano da 200 miliardi per far fronte all’aumento delle bollette.

    Un maxi-scudo annunciato per proteggere Berlino dalla “guerra energetica”, dall’inflazione, arrivata al 10% (per la prima volta a due cifre da 70 anni) ma anche dalla recessione data per certa tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023.

    Una decisione, quella della Germania, che ha spiazzato i partner euroepei e irritato il premier Mario Draghi, il quale ha dichiarato: “La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza”.

    “Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi – ha aggiunto Draghi – non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali, proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina”.

    Agire prima che sia troppo tardi

    Dopo la decisione della Germania, inoltre, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto un colloquio telefonico con quella che sarà la sua successora, la premier in pectore Giorgia Meloni, la quale ha invocato la compattezza di tutte le forze politiche sul tema energetico.

    “Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie” ha dichiarato la leader Fdi la quale ha sottolineato che nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario”.

    “Spero prevalgono buon senso e tempestività, confido nella compattezza di tutte le forze politiche” ha concluso Giorgia Meloni.

    L’Italia, quindi, si affida all’Unione Europea per far fronte all’aumento dei prezzi, che rischiano di mettere in ginocchio famiglie e imprese. Ma se non si interviene subito, tra qualche mese potrebbe essere già troppo tardi come sottolineato anche da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che ritiene “indispensabile” un intervento compensativo da parte dello Stato.

    Parlando con cittadini, imprenditori e con esperti del settore energia, infatti, noi di TPI abbiamo avuto la conferma diretta della gravità della situazione. Non è esagerato affermare che siamo in un’economia di guerra.

    Secondo noi è lo Stato che dovrebbe farsi carico delle bollette, almeno per la categorie più fragili. I rincari, infatti, non derivano da normali dinamiche di mercato, ma da fattori straordinari come il conflitto in Ucraina e la speculazione finanziaria.

    La petizione di TPI

    Ecco perché abbiamo deciso di lanciare una petizione su Change.org in cui chiediamo allo Stato di farsi carico del 50% degli aumenti su luce e gas.

    Secondo la Cgia di Mestre, un intervento di questa portata costerebbe circa 35 miliardi di euro entro la fine dell’anno. Per limitare l’impatto sulle casse statali, e dunque sul debito pubblico, si potrebbe cominciare andando a colpire gli extraprofitti realizzati dalle società energetiche.

    Sì, perché se la maggioranza di famiglie e imprese sono in ginocchio, l’altra faccia della medaglia è che ci sono aziende che con il caro bollette si stanno arricchendo a dismisura. Eni, ad esempio, nei primi sei mesi del 2022 ha realizzato 7,4 miliardi di euro di utile (l’anno scorso, nello stesso periodo di tempo, l’utile era stato di 1,1 miliardi).

    Il Governo Draghi ha introdotto una tassa del 25% sugli extraprofitti di queste aziende, ma la norma è stata scritta male – il prelievo è calcolato sull’imponibile Iva anziché sul differenziale di utile – e molte compagnie si stanno rifiutando di pagare: degli 11 miliardi di euro attesi entro fine anno, per ora lo Stato incassato solo 2 miliardi.

    Per finanziare almeno in parte un intervento pubblico più deciso contro il caro-bollette si potrebbe, da un lato, aumentare la tassazione sugli extraprofitti dal 25 al 100% e, dall’altro, riscrivere la norma applicando il prelievo sull’effettiva differenza fra l’utile di quest’anno e quello dell’anno passato. Si tratta di una norma di equità: perché i profitti realizzati da queste aziende non derivano da una loro migliore performance sul mercato ma da fattori esterni come la guerra e la speculazione finanziaria.

    L’aiuto statale sui rincari delle bollette potrebbe essere modulato in modo da favorire le famiglie con redditi più bassi e, fra le imprese, quelle più energivore e quelle che in seguito alla stangata sarebbero più esposte al rischio chiusura. Inoltre, l’intervento potrebbe essere modulato in modo da incentivare, per chi se lo può permettere, la riduzione dei consumi. Una questione ancora sottovalutata, infatti, è quella degli approvvigionamenti di gas: se le forniture dalla Russia dovessero andare riducendosi ulteriormente, si renderebbe inevitabile nei prossimi mesi un razionamento energetico. Ecco perché se conteniamo la domanda oggi, potremo avere più risorse domani.

    Ci aspetta un autunno/inverno molto difficile e non c’è tempo da perdere: se anche tu ritieni che lo Stato dovrebbe farsi carico degli aumenti delle bollette, firma la petizione di TPI su Change.org.

    Qui il link per firmare la petizione di TPI.

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