Pensioni, Draghi tende la mano ai sindacati: per un anno Quota 102 poi riforma. Stretta al Reddito di cittadinanza
Dopo il clamoroso scontro di martedì, Mario Draghi potrebbe cercare un compromesso con i sindacati sulle pensioni, tema caldo nelle trattative per la legge di bilancio al vaglio oggi del consiglio dei ministri.
Al centro delle discussioni degli ultimi giorni c’è il superamento di “Quota 100”, la misura promossa dalla Lega durante il primo governo Conte, che consentiva temporaneamente di andare in pensione a 62 anni di età con 38 anni di contributi e che Draghi non intende rinnovare. Secondo l’ex presidente della Banca centrale europea, è necessario tornare al regime della legge Fornero del 2011, che prevede la pensione di vecchiaia ad almeno 67 anni di età, un’ipotesi contestata apertamente sia dalla Lega che dai sindacati, che invece chiedono una riforma strutturale del sistema pensionistico.
L’incontro fallimentare di due giorni fa con i leader di Cgil, Cisl e Uil, abbandonato da Draghi un’ora prima della fine per un altro impegno “programmato”, aveva addirittura aperto la possibilità di uno sciopero generale. “Valuteremo quello che il governo [farà giovedì] e decideremo le iniziative di mobilitazione più adatte anche con Cisl e Uil”, aveva detto il segretario della Cgil Maurizio Landini.
Secondo quanto riporta La Repubblica, Draghi potrebbe venire incontro ai sindacati, impegnandosi a discutere una riforma delle pensioni a partire dal 2023. Per il solo 2022 invece, “Quota 100“ sarebbe sostituita da “Quota 102”, aumentando l’età pensionabile a 64 anni con 38 di contributi. Inoltre sarà previsto un fondo da 500 milioni di euro per la pensione anticipata di alcune categorie.
Per il periodo successivo al 2022, Draghi intende aprire un tavolo per rivedere la contestata legge Fornero e rendere strutturali strumenti che consentono ad alcune categorie di ottenere la pensione anticipata, come Opzione donna e l’Ape sociale, eventualmente allargata ad altri tipi di lavori usuranti.
Secondo Repubblica, Draghi intende concordare con i sindacati anche la ripartizione degli 8 miliardi complessivi stanziati per la riduzione delle tasse, dopo che le sigle avevano contestato l’assenza di dettagli su come sarebbero stati allocati. I tagli saranno specificati nell’emendamento finale che il governo presenterà al termine della procedura di approvazione della manovra da parte del parlamento.
Prima ancora dell’approvazione prevista per oggi pomeriggio da parte del governo, la legge di bilancio è stata discussa ieri durante la cabina di regia presieduta da Mario Draghi, in cui ai partiti della maggioranza sono state illustrate anche novità sul Reddito di cittadinaza, misura simbolo del Movimento 5 Stelle. Il sostegno, percepito da più di 1,68 milioni di nuclei familiari, con un importo medio 547 euro, potrebbe essere revocato anche dopo il secondo rifiuto di una proposta di lavoro, anche temporaneo, e non più al terzo. Inoltre potrebbe essere ridotto in tempi più rapidi ad alcune categorie. Oltre alla stretta sul Reddito di cittadinanza, il Movimento 5 Stelle dovrà incassare la fine del cashback, la misura introdotto durante il secondo governo Conte per incentivare acquisti con carta.
La proposta della legge di bilancio dovrebbe contenere anche una proroga del Superbonus al 110% per la ristrutturazione delle villette fino a giugno 2022 per chi ha un reddito ai fini Isee inferiore a 25mila euro. Per i condomini, la proroga è prevista per tutto il 2023, mentre la detrazione per il recupero o il restauro delle facciate potrebbe essere ridotto dal 90 al 60 percento.