A poche ore dalla direzione Pd convocata per parlare di parità di genere, tra i dem sono molti i nodi ancora da sciogliere. Dopo gli attacchi degli ex renziani nei confronti del vice segretario Andrea Orlando, che da poco ha assunto anche l’incarico di ministro del lavoro nel governo guidato da Mario Draghi, il segretario Nicola Zingaretti ha accettato la proposta presentata da Cecilia D’Elia, portavoce della conferenza delle donne del Pd, di inserire una vice segretaria donna.
Secondo quanto riporta un articolo di Giovanna Casadio su Repubblica, dovrebbe trattarsi di un tandem: Orlando manterrebbe l’incarico, venendo affiancato da una donna. La stessa D’Elia sarebbe in pole position per ottenere l’incarico, ma circolano anche i nomi di Roberta Pinotti, che però potrebbe anche diventare capogruppo al Senato al posto di Andrea Marcucci, e di Debora Serracchiani.
Ma nel partito non si placano diffidenze e sospetti. I fedelissimi di Zingaretti ritengono che gli attacchi a Orlando da parte degli ex renziani siano un modo per contrastare il segretario, soprattutto sul tema delle alleanze politiche in vista delle prossime elezioni amministrative nelle grandi città. Sul punto è in corso un “braccio di ferro” tra gli ex renziani della corrente Base riformista, con Lorenzo Guerini e Luca Lotti, e l’area più vicina al segretario.
Guerini ha lanciato l’idea di una gestione unitaria e collegiale del partito, una sorta di tregua. Ma, come anticipato nel retroscena di Marco Antonellis su TPI.it, il fronte che sostiene l’attuale presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, viene visto dai fedelissimi di Zingaretti come un tentativo degli ex renziani di ricucire lo strappo con Italia Viva e riportare nel partito Matteo Renzi. “Base riformista vuole logorare Zingaretti e lo fa ogni giorno con Marcucci, Gori e Nardella“, è il sospetto. “Candideranno Bonaccini contro, e il loro obiettivo è il rientro di Renzi e dei renziani”. Intanto, nel Lazio Zingaretti sembra pronto ad aprire all’ingresso M5S in giunta regionale: una mossa vista come un’accelerata verso il patto Pd-M5S per la corsa al Campidoglio.
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