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    Pd, parte il totosegretario: da Bonaccini a Schlein, i candidati alla successione di Letta

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 27 Set. 2022 alle 12:09

    Pd, parte il totosegretario: da Bonaccini a Schlein, i candidati alla successione di Letta

    Prende il via la corsa alla successione di Enrico Letta, dopo il passo indietro annunciato ieri dal segretario del Partito democratico. Il deludente risultato elettorale, che ha visto il Nazareno migliorare solo marginalmente il risultato del 2018, il peggiore della sua storia, ha spinto Letta a chiedere di “accelerare il percorso che dovrà portarci al congresso” a cui l’ex presidente del Consiglio ha dichiarato che non si ripresenterà.

    Adesso gli occhi sono puntati sui possibili successori e sulla direzione in cui porteranno il Partito democratico, anche nei rapporti con Movimento 5 stelle e l’alleanza Azione/Italia viva. Tra i candidati più probabili, spicca il nome dell’attuale presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, uno dei principali esponenti dell’ala riformista del partito. A lui potrebbe contrapporsi la 37enne Elly Schlein, vicepresidente della regione Emilia-Romagna. Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, la sua candidatura è sostenuta da Letta e Romano Prodi come possibile volto nuovo che ha anche rapporti stretti con il Movimento 5 stelle. Per superare l’ostacolo Schlein, riporta il quotidiano milanese, Bonaccini potrebbe scegliere di correre insieme all’europarlamentare Simona Bonafè. Altri possibili nomi sono quelli del sindaco di Firenze Dario Nardella e del sindaco di Pesaro Matteo Ricci.

    Fa parlare di sé anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), che ieri ha lanciato un duro attacco ai capi corrente del partito. “È l’intero modello su cui il Pd si fonda che va smantellato”, ha sottolineato. “Basta con i capi corrente che fanno e disfano le liste a propria immagine e somiglianza. Basta con questo esercizio del potere per il potere”, ha aggiunto il sindaco, ricordando che il partito “perde tutte le elezioni politiche nazionali” da quando è stato fondato mentre “nelle elezioni locali, non solo riesce a vincere, ma, soprattutto, riesce a tessere una relazione solida, coerente e responsabile con i cittadini”. Un’analisi apprezzata anche da Giuseppe Conte, come dichiarato dallo stesso presidente del M5s nella conferenza stampa post-voto. “In un breve messaggio ha fatto una diagnosi molto puntuale e anche molto dura su quelle che sono le logiche da superare all’interno del Pd”, ha detto Conte, che si è detto “colpito per la chiarezza dei toni”, rifiutando di fare altri commenti sul dibattito interno al Pd.

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