Un gruppo di giovani militanti del Pd, riuniti nell’associazione InOltre-Alternativa progressista, ha scritto al segretario del partito, Nicola Zingaretti, invocando un cambio di marcia. “Non è il momento di enunciare leggi teoriche, ma di agire in maniera tangibile”, si legge nel documento, firmato dal leader dell’associazione, Giordano Bozzanca.
“Per sintonizzarsi con i bisogni del Paese reale occorre innanzitutto liberare la partecipazione al nostro interno, coinvolgere davvero gli iscritti tanto nell’elaborazione quanto nella decisione della linea politica”, scrivono i giovani dem. “L’ascensore della proposta è di fatto guasto e lo scollamento fra base e organismi non accenna a diminuire”.
L’associazione InOltre riunisce circa 500 under 30 provenienti da tutta Italia cha hanno in comune, dicono, la volontà di “infondere nuova linfa vitale al Paese” e valorizzare gli ideali fondativi del Pd “riproponendoli in chiave moderna”. L’obiettivo è quello di “cambiare il partito nella sua dimensione valoriale, programmatica e organizzativa”. “Ma non è una corrente”, puntualizza il presidente Giordano Bozzanca.
I giovani dem chiedono a Zingaretti un incontro: “In tanti vanno in cerca di adesioni e proseliti, mentre forse dovremmo prima provare, insieme, ad aderire ad una lettura condivisa della realtà: trasformare la moltitudine della sinistra in una comunità solidale è possibile soltanto se si parte dal rilancio dei temi”.
Di seguito il testo integrale della lettera.
Caro Segretario,
crediamo fortemente che il Partito e la sinistra stiano attraversando un passaggio cruciale che va ben oltre l’esistenza delle sigle o delle nomenclature. È il momento della discontinuità e della concretezza. Non è il momento di enunciare leggi teoriche, ma di agire in maniera tangibile. In tanti vanno in cerca di adesioni e proseliti, mentre forse dovremmo prima provare, insieme, ad aderire ad una lettura condivisa della realtà: trasformare la moltitudine della sinistra in una comunità solidale è possibile soltanto se si parte dal rilancio dei temi.
Soltanto in questo modo siamo in grado di capire se e quanta distanza c’è fra noi e la collettività. Per sintonizzarsi con i bisogni del Paese reale occorre innanzitutto liberare la partecipazione al nostro interno, coinvolgere davvero gli iscritti tanto nell’elaborazione quanto nella decisione della linea politica. L’ascensore della proposta è di fatto guasto e lo scollamento fra base e organismi non accenna a diminuire.
In questi giorni, nella bozza di proposta di Statuto al vaglio della prossima assemblea, rileviamo un indirizzo un po’ lontano dall’apertura e inclusione delle realtà associative e dei civismi. Basti pensare all’abrogazione dell’intero art.29 che salvaguardava e ancorava all’interno del partito “la libertà e il pluralismo associativo” (ai sensi dell’art.18 della Costituzione). Sarebbe preferibile rivedere questo impianto in un’ottica confederativa verso le associazioni e non comportarne invece l’esclusione.
Nello stesso testo registriamo una forte contraddizione fra la narrazione prevalsa in questi mesi sulla separazione della figura del Segretario dal Presidente del Consiglio e la disposizione che prevede solo una mera facoltà di rinuncia di tale prerogativa da parte del Segretario (oltre ad un esclusivo e personale potere di proposta di un suo sostituto non derivante da processi collegiali e democratici).
Per quanto concerne l’agenda del governo, noi intendiamo essere di supporto propositivo, richiamando allo stesso tempo l’urgenza nel saper vedere oltre e anticipare una fase che richiede il coraggio di scelte radicali. Dobbiamo saper fronteggiare le sfide della tutela dell’ambiente, del rinnovamento energetico e del ruolo dell’Italia negli scenari geopolitici odierni. Far riconoscere la nostra impronta sui temi del lavoro e della giustizia sociale, saper garantire un futuro ai giovani anche tramite l’accesso al sapere, una vecchiaia serena e con accesso alle cure.
Non possiamo infine pensare ad un’Italia moderna ed efficiente senza affrontare il problema delle infrastrutture, dei diritti sociali e civili. Insomma, dobbiamo forgiare un sistema di credenze che ricalchi i valori di una sinistra moderna e progressista. Gli esclusi, infatti, rappresentano la maggioranza nella nostra società: gli esclusi dalle opportunità, dalle decisioni, dal futuro, dalle tutele e dai diritti. Noi dobbiamo farci architetti di queste scelte aggiornando la fotografia sociologica del Paese a cui guardiamo, capendo a chi vogliamo rivolgerci e chi vogliamo rappresentare. Solo così possiamo riprendere i tanti esclusi e dare loro una voce.
Di tutto questo ci teniamo a parlare con lei richiedendo un incontro con una nostra delegazione. Per citare Machiavelli, ci sono momenti in cui è saggio mantenersi cauti e pazienti, altri in cui occorre essere impetuosi e rapidi, ma soprattutto è importante che al variare della fortuna si sappia conformare la propria indole a ciò che richiedono gli eventi, perché la fortuna la si può meglio forzare che attendere e non a caso aiuta gli audaci.
Giordano Bozzanca
Presidente InOltre Alternativa Progressista