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    Aiuti alla guardia costiera libica, parte del Pd contro Zingaretti: “Vogliamo delle spiegazioni ufficiali”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 17 Lug. 2020 alle 19:36 Aggiornato il 17 Lug. 2020 alle 19:40

    Una parte del Pd contro Zingaretti sugli aiuti alla guardia costiera libica

    Dopo il rinnovo del finanziamento alla guardia costiera libica, una parte del Pd si scaglia contro il segretario Nicola Zingaretti, sul banco degli imputati per non aver fatto cambiare la linea del partito, ma anche del governo, sulla questione migranti. Il voto si è svolto nella giornata di giovedì 16 luglio alla Camera e ha visto il sì al rifinanziamento con 401 favorevoli, 23 contrari e un’astensione. Italia Viva e LeU non hanno partecipato al voto, mentre il centrodestra ha votato compatto con M5S e, come detto, Pd ad esclusione di alcuni deputati che hanno votato in dissenso con il proprio gruppo parlamentare. È il caso di Matteo Orfini, che ha dichiarato: “Qualche anno fa avremmo potuto fare finta di non sapere. Oggi no, oggi sappiamo che dire Guardia costiera libica vuol dire traffico di esseri umani, stupri, torture, omicidi. Finanziarla significa finanziare chi uccide, chi stupra, chi tortura. Lo dico al mio gruppo. Farlo dicendo in una risoluzione che chiederemo loro di comportarsi bene, non è riformismo, è solo una gigantesca e un pò offensiva ipocrisia. Rimanere in Libia va bene. Ma per risolvere i problemi non per armare chi quei problemi li crea. Per difendere i più deboli non chi li tortura”.

    Contraria anche Laura Boldrini, che ha ribadito come la Libia non sia “un porto sicuro” e ricordato, a proposito del Memorandum, che “siamo ancora in attesa, come ci è stato promesso, di sapere se è stato cambiato e come”. Tra i deputati del Pd che si sono espressi contro il rifinanziamento c’è anche Giuditta Pini, che spiega: “Lo ha votato anche la maggioranza del gruppo del Pd, nonostante l’assemblea del partito avesse espressamente dato parere contrario al rinnovo degli accordi con la Libia. Io ho rispettato il volere dell’assemblea e le richieste dell’Onu e ho votato no”. Sul banco degli imputati, come detto, è finito il segretario Nicola Zingaretti, criticato da alcuni parlamentari, ma soprattutto da molti militanti.

    Come quelli di InOltre-Alternativa progressista, associazione di giovani che riunisce circa 500 giovani provenienti da tutta Italia, che, così come scritto su Facebook in una lettera indirizzata a Zingaretti, “iniziano a trovarsi un po’ spiazzati da certe posizioni”. “Prima il Decreto Minniti – si legge ancora nel post – che ha fatto da apripista per una serie di politiche non certamente appartenenti al nostro mondo. Si è elogiato quel decreto e il calo degli sbarchi”. Nella missiva si ricorda anche come i Decreti Sicurezza siano ancora in vigore nonostante le vibranti proteste risalenti a quando sono stati approvati e la promessa di modificarli. I giovani di InOltre ricordano anche che “Il 20 febbraio scorso si era deciso all’unanimità in assemblea del Partito Democratico di non rinnovare gli aiuti alla guardia costiera libica”. Promessa come detto non mantenuta in seguito al voto di giovedì”.

    “Trovare il filo della coerenza in tutto questo è impresa ardua – si legge ancora nella lettera – sarebbe come spiegare in modo razionale qualcosa di irrazionale. Chiediamo delle spiegazioni ufficiali da parte del segretario, su questo andamento ondulatorio e contraddittorio. Crediamo che i militanti e il nostro elettorato si attendano da lei delle risposte inequivocabili. Non è possibile perpetrare una violazione dei diritti umani e far passare sotto silenzio tutto. Così facendo è scontro totale con la base e con il nostro elettorato”.

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