Il colloquio di Papa Francesco con i direttori delle riviste culturali europee dei gesuiti (tra cui Antonio Spadaro), pubblicato ieri dalla Stampa, sta facendo discutere.
Sulla guerra in Ucraina, il Santo Padre ha ribadito una posizione forte, fuori dal coro, che aveva già espresso nell’intervista al Corriere della Sera di inizio maggio («L’abbaiare della Nato alla porta della Russia non so dire se abbia provocato l’ira di Putin, ma facilitata forse sì»).
Il Pontefice ha dichiarato che “dobbiamo allontanarci dal normale schema di «Cappuccetto rosso»: Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro.
Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli”.
Francesco, ai dieci direttori con cui ha dialogato, ha raccontato anche un retroscena inedito. “Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: «Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro». Ha concluso: «La situazione potrebbe portare alla guerra». Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo”.
Il fatto che il Papa abbia voluto rendere pubblica – pur senza rivelare il nome del suo interlocutore – una conversazione privata di così alto livello fa pensare che Bergoglio volesse lanciare un segnale preciso. Probabilmente riferito alle posizioni che stanno emergendo nel dibattito pubblico del Paese del capo di Stato in questione.
Innanzitutto, bisognerebbe stringere il campo sull’identità dell’interlocutore papale. Secondo le ricerche svolte da TPI sugli incontri degli ultimi mesi di Francesco, le ipotesi più accreditate sono tre: Angela Merkel, Emmanuel Macron e Sergio Mattarella. Con gli ultimi due più probabili, essendosi, nella sua conversazione, il Pontefice riferito espressamente a “un uomo”.
L’ultimo incontro tra l’ex Cancelliera tedesca e il Santo Padre si è svolto a ottobre, ben prima dei due mesi antecedenti allo scoppio della guerra. Vale la pena ricordare, tuttavia, come Frau Merkel si sia sempre espressa contro l’entrata dell’Ucraina nella Nato, preoccupata dalla conseguente escalation nei rapporti tra l’alleanza atlantica e la Russia.
Emmanuel Macron, protagonista in prima linea nel tentativo di arrivare alla pace, ha varcato il soglio pontificio in una mattinata piovosa di fine novembre dello scorso anno, trattenendosi con il Santo Padre per circa un’ora. All’epoca le fonti vaticane riferirono che i temi trattati dai due fossero stati l’emergenza pandemica e quella ambientale.
Riguardo a Mattarella, i tempi dell’incontro “premonitore” indicati dal Papa coinciderebbero perfettamente: i due si incontrarono in Vaticano il 16 dicembre 2021 (poco più di due mesi prima della ormai storica data dell’invasione russa in Ucraina, avvenuta il 24 febbraio scorso), quando il capo dello Stato andò a far visita a Bergoglio al termine del suo mandato presidenziale.
La sera stessa, tra l’altro, il presidente della Repubblica (all’epoca uscente e poi riconfermato dal Parlamento) in un incontro di commiato con il corpo diplomatico parlò di multilateralismo senza compromessi e ruolo delle Nazioni Unite. Un altro indizio che sembra far propendere per il nostro capo dello Stato è il riferimento fatto da Francesco alla saggezza e alla poca propensione alla parola del suo interlocutore (entrambe caratteristiche precipue del nostro presidente).
Se fosse confermata la paternità della premonizione di Mattarella al Pontefice, sarebbe interessante registrare le diverse vedute tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio e le conseguenti reazioni politiche.
Non a caso Enrico Letta, ex Dc come Mattarella, si è detto molto curioso di sapere a chi si riferisse Bergoglio. Il segretario Pd, infatti, è chiamato ogni giorno a surfare tra le varie anime dem, divise tra ultrà atlantisti (Guerini e Gentiloni su tutti) ed ex comunisti molto più cauti sulle ragioni della guerra. E sapere che – nel caso – il presidente della Repubblica ritiene ci siano responsabilità della Nato nella crisi ucraina, costringerebbe tutti a fare ulteriori riflessioni.
Chissà se dalle segrete stanze vaticane arriveranno rumorose conferme o soltanto silenzi…