È stata la laurea più dibattuta della storia politica italiana. Si laureò da fuori corso Piero Fassino, e fu poco più che una breve. Non si laureò mai il normalista Massimo D’Alema, né Walter Veltroni e nemmeno Achille Occhetto.
Il pezzo di carta, invece, lo aveva preso – e con grande orgoglio – Fabio Mussi: “Sai perché di quel gruppo sono stato l’unico? Perché ero figlio di operai, e non potevo permettermi di non finire l’università”.
Umberto Bossi era laureato in medicina, ma solo nella sua testa. Perché in realtà aveva il diploma della scuola Radio Elettra. Tuttavia usciva di casa con una valigetta da medico e la prima moglie era convinta – come raccontò Gian Antonio Stella, in un racconto memorabile – “che andasse in ospedale a visitare”.
Era laureato in una ormai celeberrima università albanese, Renzo Bossi detto “il trota”, in modo assai miracoloso, anche perché molti avanzavano il dubbio sul fatto che fosse diplomato.
Per una (finta) laurea si è chiusa una delle cento vite – quella politica – del geniale Gattone Oscar Giannino, che senza questo impiccio sarebbe potuto essere il leader liberale che all’Italia manca da sempre, e che invece fu costretto a ritirarsi quando stava toccando il 4 per cento con il suo Fare.
Più recentemente si è scoperto che la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli non aveva neanche il diploma, e si è dibattuto molto sul Cursus honorum (assai esiguo) della ministra renziana Teresa Bellanova.
Non è mai stato facile, dunque, il rapporto tra la politica e l’alloro, e per questo – forse – ha suscitato grande e infuocato dibattito della rete la notizia della carriera di matricola che Paola Taverna raccontò, proprio su TPI.
Chi diceva che era un bluff, chi la irrideva. Adesso vi mostriamo questa foto. Comunque la pensiate – visto che lo studio è sempre intelligenza e fatica – è un bel documento. Non da discutere, ma semmai da emulare.