La stampa spagnola: “Il padre di Meloni condannato per traffico di droga”
Il padre di Giorgia Meloni è stato condannato a 9 anni di carcere per traffico di droga: lo sostiene la stampa spagnola che, a pochi giorni dal trionfo elettorale della leader Fdi, ripercorre l’intera storia.
La vicenda risale al 1995, quando il genitore della premier in pectore non aveva più contatti già da diverso tempo con la figlia: Francesco Meloni, infatti, ha abbandonato la moglie Anna Paratore e le figlie Arianna e Giorgia quando la leader Fdi aveva appena un anno, ovvero nel 1978.
Negli anni Ottanta Francesco Meloni si è trasferito alle Isole Canarie dove gestiva, secondo quanto raccontato dal Diario de Mallorca, il ristorante Marqués de Oristano nell’isola di La Gomera.
Il 25 settembre del 1995, secondo la stampa iberica, l’uomo è stato arrestato nel porto di Maó, a Minorca, perché trovato in possesso di 1.500 chili di hashish, che si trovavano su una barca a vela, la Cool star, che batteva bandiera francese.
Insieme a lui c’erano altri due figli, nati da un’altra relazione, e il genero. Al processo Meloni si è riconosciuto colpevole del trasferimento della droga dal Marocco a Minorca ed è stato successivamente condannato a 9 anni di reclusione. I figli e il genero, invece, furono condannati a 4 anni.
Nel libro Io sono Giorgia, Meloni ha raccontato di essere stata abbandonata dal padre quando aveva appena un anno e di aver completamente smesso di avere qualsiasi contatto con lui quando lei aveva 11 anni, ovvero nel 1988, sette anni prima che l’uomo venisse arrestato.
In un’intervista a Belve, in onda su Rai 2, proprio a proposito della decisione di non vedere più suo padre, Giorgia Meloni dichiarò: “Se una bambina di 11 anni decide che il padre non lo vuole vedere più e poi lo fa davvero, evidentemente quest’uomo qualcosa ha fatto. Mio padre ha fatto di tutto per non farsi voler bene, stimare. Faccio fatica a dire che era una brava persona”.
Sempre nella stessa trasmissione, la premier in pectore rivelo che quando il genitore morì non provò “né odio né dispiacere. Non provai nulla. Era come se fosse morto un personaggio della tivù, solo questo. Vuol dire che qualcosa di profondissimo si è scavato nell’inconscio di una bambina. E questa sì che è una cosa che mi fa arrabbiare”.