Nunzia Catalfo è il nuovo ministro del Lavoro (qui un suo profilo). Nel nuovo esecutivo M5S-PD guidato da Giuseppe Conte, è la senatrice e presidente della Commissione lavoro del Senato che prenderà il posto di Luigi Di Maio in questo complesso dicastero.
Catalfo, tra le altre cose, è nota per essere stata la prima firmataria (nel 2013) di un disegno di legge sul reddito di cittadinanza. In questo senso, è una figura che garantirà continuità rispetto alle politiche messe in campo da Di Maio, passato al ministero degli Esteri.
E tuttavia, in queste ore stanno emergendo alcune posizioni controverse della neo-ministra, in particolare per quanto riguarda l’eventuale uscita dell’Italia dall’euro.
Nel 2014, il Movimento Cinque Stelle raccolse le firme per un referendum (di natura solo consultiva) sull’uscita dell’Italia dalla moneta unica. Come si comportò Nunzia Catalfo? Andando a ripescare i suoi post dell’epoca, emerge come la neo-ministra del Lavoro fosse un’accanita sostenitrice dell’Italiexit.
Proprio così: Catalfo sosteneva che “uscire dall’euro si può, nonostante questi gufetti disinformati dicano il contrario”, e rivendicava con orgoglio il suo voto sovranista e anti-europeo.
Qui il suo post pubblicato sui social nel 2014:
Catalfo, in altri post, elencava anche una serie di “paure infondate” sull’uscita dell’Italia dalla moneta unica. La neo-ministra sosteneva ad esempio che con l’Italiexit i cittadini avrebbero avuto benefici sul fronte dei mutui, il cui tasso sarebbe comunque rimasto stabile anche con un ritorno alla Lira.
E ancora, il timore dell’inflazione sarebbe stato anch’esso infondato, perché “un po’ di inflazione è necessaria per far girare l’economia”. Sebbene troppa inflazione sia dannosa, con il ritorno alla Lira “questo non succederà perché i prodotti italiani diventeranno più competitivi rispetto agli esteri”.
Insomma, Nunzia Catalfo nel 2014 aveva le idee chiare, e le espresse in maniera altrettanto chiara con la sua firma per il referendum consultivo dei Cinque Stelle e le sue dichiarazioni pubbliche. Chissà se la pensa ancora così.
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