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    La Nadef passa alla Camera per soli 3 voti, le opposizioni insorgono

    La maggioranza si salva per il rotto della cuffia sul voto alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 10 Ott. 2019 alle 20:06

    La Nadef passa alla Camera per soli 3 voti, le opposizioni insorgono

    La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) passa alla Camera per soli 3 voti, scatenando le proteste delle opposizioni.

    I deputati si sono riuniti a Montecitorio nella mattinata di giovedì 10 ottobre per approvare la Nadef (qui il testo integrale della Nota di aggiornamento al Def), il documento che fissa le linee guida da seguire nella prossima manovra di bilancio.

    Nota di aggiornamento al Def (NaDef), i punti principali e il testo integrale

    La risoluzione di maggioranza è passata con 319 sì, contro 194 no e 2 astensioni. Per essere approvata, la manovra doveva raccogliere la maggioranza assoluta di 316 voti. I numeri, causati dalle numerose assenze tra i banchi del M5s e del Pd, hanno creato qualche malumore all’interno della maggioranza di governo e fatto insorgere le opposizioni, che hanno invitato l’esecutivo a “riflettere”.

    “Per soli tre voti la maggioranza ha avuto la possibilità di approvare la nota di aggiornamento al Def. Con quattro assenti, quella risoluzione saltava e, date le condizioni politiche precarie, ricordate che oggi non siete andati a casa per tre voti” ha affermato il deputato di Forza Italia Simone Baldelli.

    Dello stesso tenore le dichiarazioni di Andrea Mandelli, capogruppo di FI in commissione Bilancio, che ha sottolineato il nuovo assetto parlamentare dopo il voto: “Da un lato una maggioranza già sfibrata e affannata che dopo appena un mese di governo già scricchiola e nel voto si salva per il rotto della cuffia; dall’altro un centrodestra unito e coeso, capace di una sintesi efficace sugli obiettivi per il Paese”.

    Prima del voto, la seduta era anche stata sospesa dal vicepresidente Rosato a causa dei cori, che si erano levati dai banchi della Lega, in cui si invocavano le “elezioni”.

    Cori stigmatizzati dalla vicepresidente dell’Economia Laura Castelli, più volte interrotta mentre interveniva a nome del governo sulla Nadef.

    “Capisco il “tifo da stadio”, che fa parte della dialettica politica, ma se solo le forze politiche si ascoltassero, capirebbero che hanno tutti parlato dell’urgenza di adottare politiche anticicliche, della necessita di un protagonismo italiano e della lungimiranza nella programmazione pluriennale, esprimendo posizioni anche molto comuni” ha scritto la Castelli sul suo profilo Facebook.

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