Il Movimento Cinque Stelle sembra sempre più vicino a una scissione a causa della diatriba tra il fondatore Beppe Grillo e l’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che si dice pronto ad “andare avanti” con il proprio progetto politico e non da solo. La scelta dell’ex premier è dettata dai (finora) confortanti sondaggi ma anche da importanti numeri in parlamento.
“Il mio progetto va avanti”, ha assicurato Conte ai parlamentari del Movimento. Intanto il fondatore Grillo continua ad attaccare l’avvocato: “Si è offeso per qualche battuta, non ci sono più ironia e affetto, ma una paura latente”. Il gruppo dei Cinque Stelle al Senato sembra invece schierarsi con l’ex capo di ben due governi a trazione pentastellata: “Gli iscritti e gli eletti hanno il diritto di esaminare lo statuto”. Prima “vittima” dello scontro interno al M5S potrebbe essere Vito Crimi, capo politico ad interim da quasi un anno e mezzo.
La conta tra deputati e senatori Cinque Stelle è cominciata già da qualche giorno, quando ormai appariva sempre più chiara la rottura tra il comico e l’ex premier. Se il gruppo al Senato appare abbastanza compatto, con poche defezioni, nello schierarsi con Conte, pur riconoscendo l’importanza del ruolo di Garante del Movimento a Beppe Grillo, maggiore smarrimento si respira tra i deputati pentastellati.
“Che facciamo? Rottamiamo le persone come fa Renzi?”, avrebbe commentato l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina durante l’assemblea dei rappresentanti del Movimento alla Camera, secondo quanto riporta Agi. “C’è smarrimento e preoccupazione, ma siamo chiamati a dare risposte, innanzitutto a chi ci ha votato. E dobbiamo essere coerenti con il lavoro fatto: Conte lo abbiamo scelto noi, due volte. Lo stimavamo e lo stimiamo”. “Lui ha portato i 209 miliardi in Italia. Nel Conte 2 abbiamo lavorato tutti moltissimo. Penso a Luigi Di Maio e penso a tutti gli altri”.
La posizione dell’ex responsabile del ministero di Viale Trastevere sembra condivisa da molti deputati, ma tanti restano invece fedeli a Grillo. In primis, come ricostruisce Il Fatto Quotidiano, l’ex ministro Vincenzo Spadafora, descritto come molto vicino alle posizioni di Luigi Di Maio. Il lavoro di Conte “è stato apprezzato in Italia e all’estero da tutti, in maniera inequivocabile”, avrebbe sottolineato Spadafora. “Penso anche che non sia vero che Conte non abbia visione politica, perché nella sua azione di governo, nel governare, ha dimostrato di averla. Ma, a differenza di molti colleghi, non vedo sinceramente tutta quella attitudine alla leadership di un Movimento anche complesso, come il nostro, nella stessa persona. Sono due mestieri completamente diversi: un conto è fare il presidente di un Governo, un altro è fare il leader politico, soprattutto di una forza particolare come la nostra”.
Il gruppo M5s al Senato sembra invece molto più schierato con Conte. Inequivocabili le parole di una pasionaria della prima ora dei Cinque Stelle come Paola Taverna. Su Facebook, riferendosi allo statuto preparato dall’ex premier, la senatrice ha parlato di “un progetto pronto, che doveva solo essere votato”. “E allora credo che sia doveroso consentire ai nostri iscritti di esprimersi su questo progetto e quindi sul futuro del Movimento”. “La democrazia diretta è un principio fondamentale, che non è sufficiente affermare o brandire, ma di cui deve essere garantito un esercizio reale e pieno”, ha proseguito Taverna. “Il futuro del Movimento deve essere deciso dal Movimento“.
Nonostante la situazione sia ancora in evoluzione, fonti vicine all’ex premier citate dall’agenzia Adnkronos, offrono una panoramica dei possibili numeri di Conte in parlamento. Tra i 75 senatori pentastellati, quasi l’80 per cento si schiererebbe con l’ex Presidente del Consiglio. Minore il peso alla Camera, dove invece l’avvocato potrebbe contare su circa la metà dei 161 deputati Cinque Stelle.
Malgrado l’elevato margine di errore e la natura estremamente prematura di questi calcoli che non tengono conto del silenzio di importanti figure del Movimento come il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l’ex premier avrebbe a disposizione una forza compresa tra 120 e 140 parlamentari. A meno di svolte dell’ultima ora.